Donna accusa il consigliere comunale islamico di averla stuprata a Livorno
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### Livorno, il Consigliere Comunale Bengalese Accusato di Stupro, Minacce con Pistola e Diffusione Video Hard – Cittadinanza Italiana Regalo per Infiltrarsi in Politica e Violentare Impuniti
**Livorno, 13 dicembre 2025** – La maschera è caduta: Shaha Polas, ex consigliere comunale aggiunto a Livorno – rappresentante degli stranieri, naturalizzato italiano (foto in alto) con tutti i crismi della “integrazione” – è accusato di violenza sessuale ripetuta, minacce con pistola e diffusione non autorizzata di video hard su una donna italiana che lo denunciava per abusi. Lui, imprenditore bengalese titolare di un minimarket, nega tutto: “Ritorsione nei miei confronti, non ho pistola, solo una giocattolo”. Ma i Carabinieri hanno perquisito casa sua, sequestrando telefoni, computer e dispositivi – prove che potrebbero inchiodarlo. E la domanda che brucia è una sola: quanti altri “integrati” come Polas – arrivati con ricongiungimenti familiari, naturalizzati in massa, infilati in politica locale per “rappresentare le comunità” – usano la cittadinanza italiana come scudo per violentare, minacciare e umiliare le nostre donne? Questo non è un “caso isolato”: è il veleno dell’immigrazione regolare di massa, che regala passaporti a chi arriva da culture oscurantiste e li piazza nei consigli comunali, mentre le italiane pagano con il corpo. Basta con questa infiltrazione politica: abrogare i ricongiungimenti familiari, revocare cittadinanze per reati gravi, e smetterla di finanziare “rappresentanti stranieri” che rappresentano solo se stessi e i loro istinti!
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I fatti, emersi dalle indagini dei Carabinieri di Livorno coordinate dalla Procura e confermati da *Il Tirreno*, sono un pugno nello stomaco che puzza di Bangladesh e impunità. Polas, bengalese naturalizzato italiano, ex consigliere aggiunto – ruolo creato apposta per “dare voce alle comunità straniere” – conosceva la vittima da anni per “motivi lavorativi”. Lei, italiana, lo frequenta per affari legati al suo minimarket. Ma a un certo punto, la relazione degenera in orrore: abusi sessuali ripetuti, minacce con pistola (“Ti ammazzo se parli”), e diffusione di video hard nelle chat senza consenso – un’umiliazione digitale per zittirla. Timorosa, la donna tace per mesi, poi esplode: denuncia formae in caserma, raccontando anni di terrore. I Carabinieri convocano Polas, perquisiscono casa: telefoni, PC, tablet sequestrati – “Hanno preso tutto”, ammette lui. Ma lui nega: “Non ho abusato, non ho pistola (solo una giocattolo), è una ritorsione”. Bugie patetiche, mentre la vittima vive con il terrore di video che girano e una pistola che potrebbe riapparire.
Questo Polas non è un “cittadino modello”: è l’emblema di un’immigrazione regolare di massa che regala cittadinanza a chi arriva con ricongiungimenti familiari – spesso catene migratorie infinite – e li piazza in politica per “integrazione”. Consigliere aggiunto: un ruolo inventato per dare voce a “comunità straniere”, finanziato con soldi pubblici, mentre italiani disoccupati guardano. E lui? Usa la posizione per avvicinarsi a vittime “lavorative”, abusare impunito, minacciare con armi. Naturalizzato italiano, ma con mentalità bengalese: donna come proprietà, “no” come affronto da punire con violenza e umiliazione digitale. E lo Stato? Lo premia con passaporto, lo elegge “rappresentante”, e solo ora – dopo denunce – perquisisce. Quanti Polas siedono in consigli comunali, provinciali, regionali – “integrati” con cittadinanza facile – pronti a violentare dietro la maschera della politica?
Questo è il prezzo dell’immigrazione regolare: non solo clandestini, ma “regolari” con ricongiungimenti che portano intere famiglie da paesi con tassi di violenza machista alle stelle. In Italia, 300.000 naturalizzazioni annue (2024-2025), spesso per “motivi familiari” – catene che importano misoginia, tribalismo, e li infilano in istituzioni. A Livorno, Polas era “voce degli stranieri”: ora è accusato di stupro e minacce. A Roma, consiglieri aggiunti stranieri coinvolti in spaccio; a Milano, “rappresentanti” con precedenti per violenze. E le vittime? Sempre italiane: stuprate a Jonio da gambiani, sfregiate a Prato da marocchino, seviziate a Montebelluna da marocchino, molestate a Cardano da algerino. Dodici stupri in due giorni, quasi tutti immigrati – regolari o no.
La rabbia livornese esplode: “Quanti ‘consiglieri’ stranieri abusano impuniti?”, post virale su X. La vittima, sotto choc, chiede giustizia: “Mi ha distrutta”. Il PD locale balbetta “solidarietà”, ma è il partito dei ricongiungimenti infiniti. Basta: abrogare la cittadinanza per matrimonio/ricongiungimento automatico, revoca per reati gravi, stop a “consiglieri aggiunti stranieri”. Polas non è “vittima di ritorsione”: è un predatore con passaporto italiano regalato. Livorno non è Dacca: è la nostra città, e la riprenderemo – senza “rappresentanti” che rappresentano solo la violenza importata. Altrimenti, la prossima denuncia sarà per tua sorella. L’Italia si svegli: integrazione fallita, espulsioni ora!


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