Condannato a 18 mesi per 2 post contro l’immigrazione islamica

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### La deriva orwelliana in Gran Bretagna: 18 mesi di carcere per due tweet visti da sole 33 persone

In un caso che richiama i peggiori scenari distopici descritti da George Orwell in *1984*, dove il pensiero dissidente viene punito con ferocia dallo Stato, la giustizia britannica ha condannato un uomo a 18 mesi di prigione per aver pubblicato due tweet anti-immigrazione. Luke Yarwood, 36 anni, residente nel Dorset, è stato giudicato colpevole di “incitamento all’odio razziale” dalla Crown Court di Bournemouth il 17 dicembre 2025.

I fatti risalgono al periodo tra dicembre 2024 e gennaio 2025, in seguito all’attacco terroristico al mercato di Natale di Magdeburg, in Germania, attribuito a motivazioni islamiste. Yarwood ha postato su X (ex Twitter) due messaggi particolarmente virulenti: il primo invitava a “dirigersi verso gli hotel che ospitano i migranti e bruciarli fino alle fondamenta”; il secondo affermava che “è ora che i britannici si uniscano, scendano in strada e inizino il massacro”, suggerendo di bruciare hotel per migranti e attaccare il Parlamento.

Questi tweet, però, hanno accumulato complessivamente solo **33 visualizzazioni**. Non hanno provocato alcun disordine reale, nessuna violenza, nessun seguito concreto. Yarwood è stato denunciato alla polizia dal suo stesso **cognato**, con cui aveva dissapori personali.

Il giudice Jonathan Fuller ha respinto le argomentazioni della difesa, che chiedeva una pena sospesa sottolineando l’assenza di conseguenze reali e il basso impatto dei post. Fuller ha definito i tweet “odiosi al massimo grado”, affermando che erano “progettati per incitare odio razziale e violenza”, e che Yarwood nutriva una “ossessione per l’immigrazione e l’Islam” oltre a “opinioni di estrema destra”. Ha aggiunto: “La libertà di espressione non è assoluta; la legge proibisce l’incitamento all’odio razziale”. Pena immediata: 18 mesi di carcere.

Questo caso non è isolato. Ricorda precedenti come quello di Lucy Connolly, condannata a 31 mesi (ridotti poi) per aver invitato a bruciare hotel per migranti dopo gli eventi di Southport nel 2024 con lo stupro e omicidio di una bambina da parte di uno degli ospiti. O i numerosi arresti per post online durante le proteste anti-immigrazione. La procuratrice Siobhan Linsley ha paragonato esplicitamente il caso a questi, sottolineando il “potenziale” di disordini, anche in un contesto di tensioni intorno agli hotel per richiedenti asilo.

Qui emerge la **deriva stalinista e orwelliana** del Regno Unito contemporaneo: uno Stato che punisce non solo azioni, ma **intenzioni presunte** e parole, anche se lette da pochissime persone e senza effetti tangibili. In un regime di sorveglianza totale – dove familiari denunciano familiari, come nei peggiori totalitarismi sovietici – la libertà di espressione viene squalificata fino a svanire. Il “reato di pensiero” orwelliano diventa realtà: non importa se i tuoi tweet gridano nel vuoto, se qualcuno li segnala (magari per vendetta personale), lo Stato interviene con mano pesante.

Critici, tra cui Elon Musk che ha definito il Regno Unito un'”isola-prigione”, denunciano un “two-tier justice”: pene severe per opinioni anti-immigrazione, mentre altri reati gravi ricevono trattamenti più morbidi. In un Paese che si vanta di tradizioni liberali, questa sentenza segna un passo ulteriore verso un controllo ideologico asfissiante, dove dissentire sulle politiche migratorie può costarti la libertà.

Il caso Yarwood è un campanello d’allarme: la Gran Bretagna laburista di Keir Starmer sembra sempre più lontana dalla democrazia liberale, avvicinandosi a un modello autoritario dove il dissenso viene criminalizzato preventivamente. Come in *1984*, il Grande Fratello veglia non solo sulle azioni, ma sulle parole – e punisce chi osa pensare diversamente.

Attenti, anche in Italia esiste lo psicoreato di ‘odio razziale’.