Finalmente le Rimesse degli Immigrati nel calcolo ISEE
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**Un Giusto Inizio: Le Rimesse degli Immigrati Finalmente nel Mirino dell’ISEE**
Finalmente una misura di buon senso nella manovra finanziaria: l’emendamento approvato in commissione Bilancio, proposto dalla senatrice di Fratelli d’Italia Francesca Tubetti, includerà le rimesse inviate all’estero tramite money transfer nella componente patrimoniale dell’ISEE. Questo significa che, d’ora in poi, per accedere a benefici assistenziali, agevolazioni fiscali e servizi a domanda individuale, si terrà conto di questi soldi che finora sfuggivano ai controlli.
E di chi stiamo parlando? Principalmente degli immigrati, che nel 2023 hanno spedito fuori dall’Italia ben 8 miliardi di euro attraverso i money transfer, secondo i dati della Banca d’Italia. Otto miliardi che escono dalle nostre tasche collettive, mentre qui pretendono bonus, sussidi e aiuti pagati dai cittadini italiani che sudano per arrivare a fine mese.
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È ora di finirla con questa ipocrisia: arrivano in Italia, spesso con storie di miseria, ottengono permessi di soggiorno, lavorano (quando lavorano) e poi mandano montagne di denaro nei loro paesi d’origine, lasciando qui solo la richiesta di welfare. Intanto, l’italiano che tiene i risparmi in banca vede tutto conteggiato nell’ISEE, mentre chi usa questi escamotage resta “povero” sulla carta e continua a incassare benefici.
Questo emendamento non introduce nuove tasse – e forse è l’unico limite, perché una tassa sulle rimesse sarebbe stata ancora più giusta – ma almeno corregge una distorsione vergognosa, riequilibrando l’accesso ai servizi pubblici e chiudendo un buco nel nostro sistema di welfare. È una vittoria del governo Meloni e di Fratelli d’Italia, che dimostrano ancora una volta un approccio pragmatico e concreto alla difesa degli italiani.
Ma attenzione: questo è solo un giusto inizio. Otto miliardi all’anno sono una emorragia inaccettabile. Serve andare oltre: limitare drasticamente le rimesse, rendere più severi i requisiti per i benefici, e soprattutto ridurre gli arrivi e i ricongiungimenti che alimentano questo flusso. Perché non è possibile continuare a mantenere chi, alla fine, porta via risorse per investirle altrove, lasciando agli italiani il conto da pagare. Basta con l’Italia bancomat del mondo: difendiamo prima i nostri cittadini!


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