Donna fa causa alla Marina: il fucile è troppo pesante

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**La Follia Woke che Distrugge la Marina: “Il Fucile è Troppo Pesante, Datemi i Soldi!”**

È l’emblema della demenza progressista che ha infestato anche le Forze Armate: una marinaia italiana, in servizio da anni nella Marina Militare, fa causa allo Stato perché… il fucile d’ordinanza è **troppo pesante** (appena 5 chili!), le pentole a bordo sono faticose da pulire e i turni di sorveglianza le hanno “rovinato la salute”. Benvenuti nel mondo woke, dove l’uguaglianza forzata si trasforma in un privilegio assurdo: entra esultando per “l’apertura alle donne” negli anni 2000-2010, accetta il lavoro militare con tutti i suoi doveri fisici, e poi, dopo lustri di servizio, piange vittima e chiede risarcimento per “causa di servizio”. Ma se sapevi che c’erano fucili, zaini, pulizie pesanti e fatica, perché ti sei arruolata? Per fare la modella in divisa o per difendere la Patria?

La vicenda, esplosa su *Il Secolo XIX* e ripresa da *Il Giornale* a dicembre 2025, è un pugno nello stomaco: la donna, in servizio dal 2010, attribuisce problemi fisici al peso del moschetto durante i turni e alle mansioni a bordo. Il Ministero della Difesa le nega il riconoscimento di infermità dipendente da causa di servizio, e lei? Ricorre al TAR! Come se l’esercito dovesse adattarsi alle sue lamentele, fornendo forse fucili di plastica o esentandola dalle “fatiche eccessive”. Questa non è parità: è l’ennesima vittoria della cultura victimista woke che pretende di piegare la realtà biologica e professionale ai capricci individuali.

Negli anni 2000 gridavano “Evviva l’uguaglianza! Vogliamo fare il militare come gli uomini!”, spingendo per l’apertura delle Forze Armate alle donne. Giusto, in teoria: chi vuole, si arruoli, superi gli stessi test fisici, porti gli stessi pesi, affronti gli stessi rischi. Ma la realtà biologica non è “discriminatoria”: uomini e donne hanno differenze fisiche medie evidenti – forza, resistenza, massa muscolare – che in ruoli combattenti o operativi fanno la differenza. Invece di accettare questo e assegnare ruoli compatibili, la lobby woke ha imposto quote e abbassamento degli standard, creando situazioni ridicole come questa: una militare che, dopo anni, scopre che il fucile è “troppo pesante” e vuole i soldi dei contribuenti.

È la stessa follia che vediamo ovunque: eserciti occidentali ossessionati da inclusività gender, con donne in ruoli di combattimento che poi lamentano infortuni, o standard fisici ridotti per far passare tutti. Risultato? Forze Armate indebolite, meno efficaci, e casi come questo che fanno ridere i nemici. In Italia, paghiamo stipendi e pensioni per chi sceglie un mestiere duro e poi lo denuncia come “tossico”. Prossimo passo? Risarcimento per lo stress di salutare la bandiera, o per il freddo in inverno?

Basta con questa ipocrisia woke che distrugge istituzioni millenarie! Le Forze Armate non sono un ufficio gender-neutral: sono per difendere la nazione, con chi è fisicamente e mentalmente adatto, senza sconti o cause assurde. Il governo Meloni, che si vanta di sovranità e valori tradizionali, intervenga: respinga questi ricorsi al mittente, ripristini standard rigorosi senza quote, e ricordi che l’uguaglianza vera è nelle opportunità, non nei risultati forzati. Altrimenti, arrivederci efficacia militare: benvenuti nell’esercito dei piagnistei e dei risarcimenti. La Patria merita di meglio di questa caricatura progressista!

"Anni 2000: finalmente aprono la Marina alle donne! 'Evviva l'uguaglianza, voglio fare il militare!'
Entra nel 2010, porta il fucile (troppo pesante), pulisce a bordo con pentole grosse (troppo faticose)… e dopo lustri di servizio, fa causa allo Stato: 'Mi avete rovinato la… pic.twitter.com/rfjqWz0mji

— CAESO QUIINCTIUS (@Orgoglioitalia3) December 20, 2025