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Scuola Defende Aggressore Straniero: Un Caso di Ingiustizia a Spinaceto

I fatti si riferiscono allo scorso 7 gennaio. In una terza media dell’istituto comprensivo David Sassoli (zona Spinaceto), gli alunni stanno seguendo la lezione di matematica. Tra loro ci sono anche due studenti ucraini, arrivati in Italia dopo lo scoppio della guerra. Sono Yuri (nome di fantasia), 16 anni, e sua sorella. I ragazzi vivono insieme alla mamma e ad un’altra sorella in un hotel di Roma. Il ragazzo non conosce la lingua: per comunicare utilizza un tablet o uno smartphone. Ma quel giorno, secondo la docente, il ragazzo stava utilizzando il telefono per giocare. Così, la professoressa prende il telefono dalle mani dello studente con l’intento di portarlo in segreteria, ma non essendo presente sul piano nessun collaboratore scolastico a cui affidare il cellulare, rientra in classe con il telefono in mano.

Lo studente, con uno scatto d’ira, spinge la docente al muro con l’intenzione di prendere di nuovo il telefono. Provocando alla donna graffi e la rottura di una spalla. Secondo lo studente, invece, ci sarebbe stato il tentativo di riprendere il cellulare dalle mani della docente. Ma nulla di più. Un gesto di stizza, insomma, ma senza alcuna violenza. Al quale la docente ha risposto con «Devi andare in galera in Ucraina».

La docente si è scagliata quindi contro la scuola, colpevole di non aver preso provvedimenti nei confronti del ragazzo. «In realtà la questione è stata affrontata dal consiglio di istituto, che ha ritenuto grave il gesto del ragazzo, ma non a tal punto da giustificare una sospensione di 15 giorni. E, quindi, ora sarà convocato il consiglio di classe, e verrà presa una decisione – spiega il dirigente scolastico Gianfranco Turatti – Si tratta comunque di un ragazzo che non ha mai dato problemi – aggiunge ancora il dirigente – uno studente che vive una situazione delicata e per il quale lo smartphone è anche strumento di integrazione. Probabilmente, in quel momento non ha capito cosa stesse succedendo. Non conoscendo la lingua, si è sentito preso in giro».

È semplicemente scandaloso come la scuola cerchi di giustificare l’aggressione di uno studente straniero solo perché vive una “situazione delicata”. Questo atteggiamento non fa altro che incoraggiare comportamenti violenti, sottovalutando l’importanza della disciplina e del rispetto verso il personale scolastico. La docente ha denunciato lo studente, mentre la mamma dello studente ha querelato la professoressa, dimostrando come la scuola sia pronta a difendere l’aggressore piuttosto che la vittima. Questo episodio è un chiaro esempio di come l’integrazione non possa essere usata come scusa per giustificare atti di violenza. La giustizia deve essere uguale per tutti, e la scuola dovrebbe educare al rispetto, non alla tolleranza verso l’aggressività.