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In tutti questi casi il Pd si è schierato con l’islamizzazione.

In alcune città italiane, sono stati registrati contratti matrimoniali che includono clausole sulla poligamia, validi solo all’interno della comunità islamica. Questi matrimoni sollevano problemi di riconoscimento legale e di protezione dei diritti delle donne, dato che la poligamia non è riconosciuta dal diritto italiano.

Il ripudio islamico è stato un altro tema caldo. In Lombardia, ad esempio, si sono verificati casi dove uomini hanno cercato di sciogliere il matrimonio unilateralmente, secondo la pratica del “talaq”. Questi episodi hanno messo in luce la difficoltà di conciliare pratiche religiose con i diritti civili e la parità di genere garantiti dalla nostra legislazione.

A livello educativo, ci sono state richieste per borse di studio o agevolazioni specifiche per studenti musulmani, basate sulla pratica religiosa, sollevando questioni sulla separazione tra stato e religione e sul principio di uguaglianza. Anche le controversie su menù scolastici halal o sull’uso del velo islamico in contesti pubblici hanno acceso il dibattito sulla laicità dello Stato.

Infine, sebbene non ufficialmente riconosciuti, ci sono stati tentativi di istituire tribunali islamici per risolvere controversie interne alla comunità musulmana, particolarmente in ambito familiare. Questi tentativi sono stati respinti, ma sottolineano il desiderio di alcune comunità di autogestire le proprie questioni secondo la propria legge religiosa che è in contrasto con la legge italiana.

Questi episodi richiedono una reazione sola: azzerare l’immigrazione islamica.