Tiktoker suicida: “Trans in Italia considerati categoria da circo”

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By V marzo 24, 2025 23:33

Tiktoker suicida: “Trans in Italia considerati categoria da circo”

Tal Giacomo Urtis, chirurgo definito “medico dei vip”, che da anni ha intrapreso un percorso di transizione sessuale da uomo a Fedez, in una intervista sul suicidio di un suo collega trans dipinge un quadro di presunta vittimizzazione per chi si identifica come transgender. Tuttavia, il transgenderismo va analizzato come un disordine identitario profondo, non solo sessuale, che necessita di un approccio scientifico e non di narrazioni ideologiche che, come quelle di Urtis, distorcono la realtà per alimentare un’agenda culturale.

Urtis sostiene: “I transgender in Italia sono quelli trattati peggio: nel mondo lgbtq+ è la categoria più denigrata. Io sono una persona molto sicura di se stessa, ho le spalle larghe sin da piccola, ma capisco che persone più fragili, giovani, come Alexandra, gli insulti continui e reiterati possono non sopportarli, sino ad arrivare ad atti estremi come questo”.

Questa visione è fuorviante: il disagio di giovani come Davide Garufi, che si è tolto la vita, non può essere ridotto a una semplice reazione a insulti. È più plausibile che derivi da un conflitto interiore irrisolto, esasperato da chi promuove il transgenderismo come soluzione, anziché affrontare il problema alla radice con un supporto psicologico serio. La narrazione di Urtis, che attribuisce ogni tragedia alla società, ignora la possibilità che tali percorsi possano amplificare il malessere anziché risolverlo.

Prosegue: “Una trans in Italia non ha diritto a niente. Se sei trans a volte non ti danno la casa, perdi il posto di lavoro, sei derisa, molte finiscono sulla strada perché sono costrette in quanto è l’unico lavoro che gli è permesso. Vengono considerate come una categoria da circo, da nascondere, da non far vedere”. Questo lamento appare esagerato e strumentale. Le difficoltà sociali esistono per molti, ma non si può usare ogni ostacolo come prova di un’ingiustizia sistematica. Il transgenderismo, spesso vissuto come capriccio identitario, fatica a essere accettato non per crudeltà, ma perché molti lo percepiscono come una deviazione innaturale, un disturbo che richiede cura, non celebrazione. La retorica di Urtis sembra voler colpevolizzare la società per un disagio che potrebbe avere cause più profonde e individuali.

Ancora, afferma: “Quando fai la ‘pagliaccia’ va bene a tutti, quando parli di fidanzamento non va più bene a nessuno. Hai visto in Italia coppie note dove lei è una trans? Non c’è, almeno ufficialmente”. Qui emerge una contraddizione: Urtis lamenta la mancanza di normalizzazione, ma ignora che tale resistenza non è solo pregiudizio, bensì una reazione istintiva a dinamiche che appaiono forzate e fuori dall’ordine naturale. La sua esperienza personale—“a volte anche le mamme dei miei fidanzati mostrano apertura all’inizio, ma poi quando si comincia a parlare più seriamente diventano preoccupate perché il figlio fa sul serio con una trans”—non dimostra intolleranza, ma una legittima difficoltà ad accettare situazioni orripilanti che sfidano le fondamenta biologiche e culturali della famiglia.

Sul piano legale, Urtis minaccia: “Io posso dire a queste persone di diffidare e di denunciare. Chi può farlo, deve chiamare un avvocato e diffidare chi si permette di fare certi tipi di commenti. Tanto la legge dà ragione a noi”. Questo approccio non risolve nulla: trasformare un problema identitario in una battaglia legale è un tentativo di imporre con la forza un’accettazione che non si ottiene per decreto. La sua convinzione che “la legge è con loro” rivela un atteggiamento arrogante, che cerca di silenziare il dissenso anziché affrontare il cuore del problema: il transgenderismo come possibile manifestazione di un disordine psicologico, non come identità da glorificare.

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Infine, conclude: “Io non ho pietà con queste persone, come loro non ne hanno avuto per me. Io sono fortunata perché sto bene di famiglia, sono uno dei chirurghi più famosi d’Italia, ma pensiamo una trans di vent’anni cosa può passare”, e aggiunge: “Il primo consiglio che dò è quello di imparare a fregarsene. Le persone che insultano lo fanno superficialmente, a cuor leggero, molti non vogliono davvero il tuo male”. Questo consiglio è ipocrita: Urtis si pone come vittima, ma poi minimizza gli insulti, contraddicendosi. Il vero nodo non sono i commenti online, ma il fatto che spingere giovani verso percorsi transgender senza un’adeguata valutazione psicologica può condurli a scelte irreversibili, aggravando il loro malessere.

Le parole di Urtis sono un esempio di come il transgenderismo venga usato per alimentare una narrazione vittimista, evitando un confronto serio sulle sue radici patologiche. Questo fenomeno non è una condizione da normalizzare, ma un disordine che richiede un approccio medico e psicologico rigoroso, non l’indulgenza ideologica che il chirurgo sembra promuovere.

E non ironizzate sulla foto, altrimenti lui chiama gli avvocati. La legge è con lui.

La nostra visione è opposta alla sua. Il ragazzo andava aiutato a capire se stesso, non assecondato nel credere di essere una donna. Tanto, anche dopo millemila operazioni, donna non sarebbe mai diventato. La disforia di genere è una cosa seria, non la risolvi staccando un pene o aggiungendolo. E mentre non mai bello usare la cattiveria per irridere qualcuno, non si può neanche educare le persone alla fragilità.

Tiktoker suicida: “Trans in Italia considerati categoria da circo” ultima modifica: 2025-03-24T23:33:29+00:00 da V
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By V marzo 24, 2025 23:33
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1 Comment

  1. Ul Gigi da Viganell marzo 25, 10:57

    Un uomo che desidera sessualmente un altro uomo perchè si ritiene migliore di una donna non è sano di mente.
    E il problema sta nel fatto che si ritiene migliore della donna nell’assolvimento delle sue funzioni specifiche, negando l’evidenza dei fatti e pretendendo di essere accontentato, minacciando al contempo ritorsioni legali ormai esagerate.
    Puoi farti sodomizzare ma non resterai incinto e non partorirai per via anale, anche se puoi simulare, per modo di dire, un parto espellendo la riproduzione di un feto non certo di 3 chili.
    Curati, imbecille, e cerca di vivere degnamente, senza ammazzarti solo perchè ci siamo stancati di assecondarti nelle tue isterie…

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