Ronde sharia vietano ai cittadini di mangiare durante il ramadan – VIDEO
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Vere e proprie ronde della sharia in azione.
Perché mangi, non fai il Ramadan?
Sono cattolico.
Eh ma c’è il Ramadan. Non possiamo vederti mangiare. Ti dispiace entrare in casa?In questo video girato a Tournai, in Belgio, un musulmano chiede a un signore che sta mangiando un panino davanti alla porta del suo appartamento… pic.twitter.com/zZn0uEbmn6
— Leonardo Panetta (@LeonardoPanetta) March 25, 2025
“Perché Mangi, Non Fai il Ramadan?”
Un video girato a Tournai, in Belgio, ha fatto scalpore: un musulmano si avvicina a un signore che sta mangiando un panino davanti alla porta del suo appartamento e gli chiede: “Perché mangi, non fai il Ramadan?” Il signore risponde con calma: “Sono cattolico.” Ma la replica non basta: “Eh, ma c’è il Ramadan. Non possiamo vederti mangiare. Ti dispiace entrare in casa?” Una richiesta che sa di imposizione, un’intolleranza culturale che non ha nulla a che fare con il rispetto reciproco. E non è un caso isolato: scene simili si verificano anche in Italia, dove la pressione per conformarsi a pratiche religiose altrui sta diventando un problema crescente.
Il Caso di Tournai
Nel video belga, il tono del musulmano non è minaccioso, ma il messaggio è chiaro: durante il Ramadan, chi non digiuna dovrebbe nascondersi, come se mangiare in pubblico fosse un’offesa. Il signore, visibilmente sorpreso, non cede alla richiesta, ma l’episodio lascia un segno. In Belgio, dove l’immigrazione islamica è una realtà consolidata, episodi come questo non sono rari. A Molenbeek, quartiere noto per la forte presenza musulmana, ci sono state segnalazioni di cittadini non musulmani richiamati per comportamenti ritenuti “inappropriati” durante il mese sacro, come bere acqua in strada o fumare. È un segnale preoccupante: la libertà individuale non può essere sacrificata sull’altare di un malinteso multiculturalismo.
In Italia: Pressioni Simili, Stessa Intolleranza
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Anche in Italia, episodi analoghi stanno emergendo con una frequenza che non può essere ignorata. A Cremona, nel marzo 2025, un’adolescente italiana è stata aggredita su un autobus da due coetanee straniere perché stava mangiando un panino. Le ragazze l’hanno insultata – “Puttana, non puoi mangiare, c’è il Ramadan” – e l’hanno schiaffeggiata. Non contente, hanno anche attaccato l’autista che cercava di intervenire, graffiandolo e rompendogli gli occhiali. Il conducente, un uomo di 52 anni, ha riportato una prognosi di cinque giorni. Le due aggressore sono fuggite prima dell’arrivo dei carabinieri, ma il caso ha scosso la comunità locale.
A Torino, nel quartiere Aurora, alcuni residenti lamentano che durante il Ramadan vengano esercitate pressioni informali per non mangiare o bere in pubblico. Una donna, che ha preferito restare anonima, ha raccontato: “Mi è capitato di sentirmi osservata e giudicata mentre bevevo un caffè al bar vicino casa. Una ragazza velata mi ha detto che non era rispettoso, perché loro stavano digiunando.” Anche a Milano, in zona Stazione Centrale, sono stati segnalati episodi di cittadini non musulmani invitati a “non provocare” consumando cibo in strada durante il mese sacro.
Una Deriva Pericolosa
Questi episodi, sia in Belgio che in Italia, non sono semplici malintesi: riflettono una mentalità che pretende di imporre regole religiose a chi non le condivide. Il Ramadan è una pratica rispettabile per i musulmani, ma non può diventare un obbligo per tutti. La libertà di mangiare un panino davanti casa propria o su un autobus non dovrebbe essere messa in discussione, né in nome della religione né del “rispetto”. Altrimenti, si rischia di creare una società dove la convivenza diventa sottomissione, e dove chi non si conforma viene ostracizzato o, peggio, aggredito.
La Responsabilità della Politica
In Italia, il Partito Democratico (PD) è spesso accusato di assecondare questa deriva per non perdere il consenso delle comunità islamiche. A Reggio Emilia, l’assessora Marwa Mahmoud, di origini egiziane, ha aperto uno “sportello antirazzista” che molti temono possa servire a schedare chi critica l’Islam, mentre a Torino iniziative simili sono state promosse da assessori vicini al PD. Questi progetti, finanziati con soldi pubblici, sembrano strumenti di controllo.
Mangiare un panino non è un crimine, e nessuno dovrebbe sentirsi in colpa o in pericolo per farlo. Se non stabiliamo confini chiari ora, il rischio è che queste pressioni diventino la norma, trasformando le nostre città in luoghi dove la libertà individuale è un ricordo. Sveglia, prima che sia troppo tardi!
Comincerà la reazione prima o poi! E dopo si lamentino. Se non ci pensano le Istituzioni ci penserà la gente.
non tu va nostre usanze via Nel tuo paese