Rimpatriato il primo clandestino da Cpr Albania: è un bengalese in Italia da 15 anni

L’Italia segna un punto nella lotta contro l’immigrazione irregolare e la criminalità: il primo straniero è stato rimpatriato con successo dal Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Gjader, in Albania. Si tratta di un cittadino bengalese di 42 anni, in Italia dal 2009, che non aveva alcun diritto di rimanere nel nostro Paese. Con un passato segnato da numerosi precedenti, tra cui un grave episodio di violenza domestica, quest’uomo rappresentava una minaccia per la sicurezza pubblica. Oggi, grazie alla determinazione del governo e all’efficacia del protocollo Italia-Albania, è stato rispedito nel suo Paese d’origine. È un giorno di festa per tutti gli italiani che chiedono ordine, legalità e protezione!

Un successo storico per il contrasto all’immigrazione clandestina
Il rimpatrio segna l’avvio concreto del progetto italo-albanese, un modello innovativo che sta attirando l’attenzione di tutta Europa. Il bengalese, già destinatario di un decreto di espulsione, è stato trasferito al CPR di Gjader, una struttura pienamente operativa che dimostra l’efficacia della strategia del governo Meloni. “Altri rimpatri seguiranno nei prossimi giorni”, ha dichiarato Piantedosi, sottolineando come questo sia solo l’inizio di un’azione incisiva contro chi viola le nostre leggi e mette a rischio la nostra comunità.

L’uomo, arrivato in Italia oltre 15 anni fa, non aveva mai acquisito il diritto di soggiorno. I suoi precedenti penali, culminati in un episodio di violenza domestica, lo avevano reso un soggetto pericoloso, incompatibile con i valori della nostra società. Grazie alla collaborazione con le autorità albanesi e alla lista dei Paesi sicuri definita dall’Unione Europea, che include il Bangladesh, il rimpatrio è stato eseguito con rapidità e precisione. Questo successo dimostra che l’Italia non è più disposta a tollerare chi abusa della nostra ospitalità.

Il CPR in Albania: un modello che funziona
Il centro di Gjader, insieme alla struttura di prima accoglienza di Shëngjin, rappresenta una svolta nella gestione dei flussi migratori. Costruiti con fondi italiani e operanti sotto la giurisdizione italiana, questi centri permettono di processare rapidamente le richieste di asilo e di espellere chi non ha diritto di rimanere. Il caso del bengalese è la prova che il sistema funziona: i CPR albanesi non sono solo un deterrente per l’immigrazione clandestina, ma una soluzione logistica che garantisce sicurezza ed efficienza.

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Nonostante le critiche di chi, per propaganda, difende l’immigrazione incontrollata, il progetto va avanti a testa alta. Le rivolte e gli episodi di autolesionismo registrati nel centro, prontamente gestiti, non fermeranno un’iniziativa che risponde al grido degli italiani: più sicurezza, meno illegalità. L’Europa stessa riconosce la validità del modello, con la Commissione Europea che ha confermato la conformità dei CPR albanesi al diritto comunitario.
Un messaggio chiaro: l’Italia non è più terra di nessuno
Questo rimpatrio non è solo una vittoria amministrativa, ma un segnale potente: l’Italia non sarà più un rifugio per chi delinque o vive al di fuori della legge. Il bengalese espulso, con il suo carico di reati, è il simbolo di un passato che non vogliamo più. Grazie al governo Meloni e agli accordi con l’Albania, stiamo riconquistando il controllo dei nostri confini e la dignità di un Paese che si rispetta.

Esultiamo per questo primo, piccolo passo! Ogni rimpatrio è un tassello verso un’Italia più sicura, dove le leggi vengono rispettate e i cittadini possono vivere senza paura. Altri seguiranno, e presto il modello Albania diventerà il faro di una nuova Europa, capace di difendere i propri valori e la propria identità. Forza Italia, la strada è quella giusta.

Detto questo: servono espulsioni di massa. E serve anche l’azzeramento dell’immigrazione regolare islamica.

Rimpatriato il primo clandestino da Cpr Albania: è un bengalese in Italia da 15 anni ultima modifica: 2025-04-19T15:57:55+00:00 da V