Related Articles

• Sbarca in Italia per uccidere bambini: ”Me l’ha detto Allah” 1 15.Feb
• Guerriglia: studenti senza cittadinanza assaltano stazione Rovigo 0 11.Ott
• Padova, immigrato di seconda generazione strangola compagno: terrorizza una scuola 0 02.Giu

Se vogliamo respingere l’invasione dobbiamo prima liberarci dal senso di colpa culturale inflittoci dall’intellighenzia talmudica dopo la fine della guerra mondiale. Lo stesso senso di colpa assente negli israeliani: Israele è infatti l’unica nazione di cultura europea a non avere timore di combattere per sopravvivere. Anche sterminando il nemico.

“L’Occidente torna grande se non si vergogna di sé. Basta con la pedagogia punitiva che ci vuole perennemente in colpa. Bisogna studiare con orgoglio le nostre radici, la nostra storia, la nostra cultura, che hanno dato al mondo democrazia, scienza e diritti.” La dichiarazione di Valditara arriva in un momento di forte dibattito culturale in Italia e in Europa, con il governo Meloni che sta spingendo per una rivalutazione della storia occidentale, opponendosi alla “autoflagellazione antirazzista” promossa dalla sinistra progressista.

VERIFICA NOTIZIA

Il ministro Valditara ha finalmente detto quello che molti italiani pensano ma pochi osano pronunciare: “L’Occidente torna grande se non si vergogna di sé.” In un’epoca in cui l’autoflagellazione antirazzista sembra essere diventata il mantra di certa intellighenzia progressista, le parole di Valditara sono una boccata d’aria fresca. È ora di smetterla con la pedagogia punitiva che dipinge l’Occidente come il grande colpevole della storia e di tornare a studiare con orgoglio le nostre radici, che hanno fatto del nostro mondo la culla della democrazia, della scienza e dei diritti umani.

Basta con l’autoflagellazione antirazzista
Per troppo tempo, l’Occidente si è lasciato intrappolare in un circolo vizioso di sensi di colpa. Dagli Stati Uniti all’Europa, abbiamo visto università, media e istituzioni piegarsi a una narrazione tossica: quella che ci vuole eternamente responsabili per le ingiustizie del passato, dal colonialismo alla schiavitù. Certo, la storia occidentale ha le sue ombre, ma quale civiltà non le ha? La differenza sta nel fatto che l’Occidente ha saputo riflettere sui propri errori, abolire la schiavitù, promuovere l’uguaglianza e costruire sistemi democratici che, pur imperfetti, sono un modello per il mondo.

Eppure, invece di celebrare questi traguardi, ci siamo ridotti a un’autoflagellazione senza fine. Pensiamo al dibattito negli Stati Uniti dove, prima che Trump abbattesse il Moloch woke, statue di personaggi storici come Cristoforo Colombo venivano abbattute in nome di una presunta “giustizia antirazzista”. O in Italia, dove certa sinistra vorrebbe riscrivere i programmi scolastici per insegnare ai bambini a vergognarsi della propria storia. È un approccio distruttivo, che non educa ma indottrina, che non unisce ma divide. Come ha scritto Joan Baez in The Night They Drove Old Dixie Down, l’America ha sempre avuto un rapporto ambivalente con il proprio passato, ma oggi questa ambivalenza si è trasformata in un masochismo culturale che non porta nulla di buono.

Le radici dell’Occidente: un patrimonio da celebrare
Valditara ha ragione: dobbiamo tornare a studiare con orgoglio le nostre radici. L’Occidente non è solo colonialismo e oppressione, come vogliono farci credere i fautori del woke. È la culla della democrazia ateniese, del diritto romano, del Rinascimento, dell’Illuminismo. È la civiltà che ha prodotto Galileo, Newton, e le basi della scienza moderna. È la cultura che ha dato al mondo i diritti umani, la libertà di parola, l’uguaglianza davanti alla legge. Come ha ricordato lo storico Paul Legutko di Stanford, la Chiesa Cattolica – pilastro della cristianità occidentale – è stata “al centro dello sviluppo dei valori, delle idee, della scienza, delle leggi e delle istituzioni che costituiscono ciò che chiamiamo civiltà occidentale”. Vergognarsi di tutto questo è un crimine contro la nostra identità.
Un futuro senza sensi di colpa
La pedagogia punitiva non serve a nulla, se non a creare nuove divisioni. In Italia, il governo Meloni sta cercando di invertire questa tendenza, promuovendo iniziative che valorizzano la storia e la cultura nazionale. Ad esempio, il Ministero della Cultura ha annunciato un piano per il 2025 che prevede nuovi programmi scolastici incentrati sull’eredità classica e cristiana dell’Italia, senza filtri ideologici. È un passo nella giusta direzione, perché i nostri giovani non devono crescere con il peso di colpe che non hanno commesso, ma con la consapevolezza di appartenere a una civiltà che ha dato tanto al mondo.

L’autoflagellazione antirazzista, come quella promossa da certa sinistra e da intellettuali woke, non porta benefici concreti a nessuno. Non aiuta le minoranze, che spesso si sentono ridotte al ruolo di vittime passive, né rafforza la coesione sociale. Al contrario, alimenta risentimenti e frammenta le società. È ora di cambiare rotta, come propone Sangiuliano: studiamo la nostra storia con equilibrio, riconoscendo gli errori ma celebrando i successi. Solo così l’Occidente potrà tornare grande, fiero di sé e del suo contributo al progresso umano. Basta vergogna, è tempo di orgoglio.