Maranza furiosi per flop referendum minacciano ritorsioni
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L’Italia in ostaggio: la minaccia dei maranza e il ricatto del referendum

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L’Italia, culla di un buonismo suicida, sta sprofondando sotto il peso di un pericolo che non osa nemmeno nominare: gli immigrati di seconda e terza generazione, i cosiddetti “maranza”, non sono più un fenomeno da social, ma una piaga che sta strangolando il Paese. Mentre mezza Europa brucia sotto il fuoco di periferie fuori controllo e città trasformate in campi di battaglia, noi italiani, con la nostra ingenuità criminale, abbiamo trasformato queste bande in un fenomeno “folkloristico”. Errore imperdonabile. I maranza non sono “ragazzi vivaci”: sono un esercito di violenti, pronti a imporre la loro legge con coltelli, machete e un’arroganza che puzza di conquista. E ora, con il loro referendum sulla cittadinanza, ci tengono per il collo, minacciando di scatenare l’inferno se non cediamo al loro ricatto.
Maranza: la nuova faccia della violenza
I maranza minacciano nuove violenze: “ci fermeremo solo se gli italiani voteranno sì al referendum sulla cittadinanza”, dice il portavoce di chi ha tentato violenze a Peschiera. #iononvoto pic.twitter.com/nJ0oCX4HnI
— CriminImmigr*ti (@CriminImmigratl) June 7, 2025
Altro che “disagio giovanile”. I maranza, con le loro rasature, i falsi Louis Vuitton e la trap a tutto volume, sono predatori che occupano piazze, stazioni e centri commerciali. Non hanno ideali, non hanno bandiere: solo un’ossessione per il dominio, una fame di sopraffazione che si scatena per uno sguardo, una parola, un video su TikTok. Il loro obiettivo? Il “figlio di papà” italiano, il ragazzo qualunque che osa camminare da solo o con pochi amici. La loro violenza è un rituale: rapida, spettacolare, brutale. A Milano, quartieri come Quarto Oggiaro, Giambellino o Barona sono ormai loro feudi, e persino i quartieri ricchi tremano. A Monza, risse con machete, rapine a mano armata e aggressioni mandano i ragazzini in ospedale. A Como, i Daspo urbani non bastano più. A Brescia, il fenomeno è una metastasi. E ora i maranza puntano a Piemonte e Veneto, come un franchise del crimine che si espande, sfruttando il lassismo di centri sociali e il fanatismo pro-accoglienza o muovendosi come “turisti” armati di serramanico. A Tesolo hanno derubato un turista, a Vicenza hanno pestato uno studente, a Peschiera hanno cercato di trasformare il 2 giugno in una guerriglia, respinti dai patrioti che ora minacciano di ritorsioni.
Peschiera: lo scontro che svela la guerra
L’episodio di Peschiera è la fotografia di un’Italia sotto attacco. Bande di maranza, partite da Milano e Brescia, hanno seminato il panico sui treni e nelle strade, solo per trovarsi di fronte gli ultrà dell’Hellas Verona, che li hanno dispersi a suon di schiaffi. Non è solo cronaca: è uno scontro di civiltà. Da un lato, i maranza, prodotto di un’integrazione impossibile, senza valori se non la prepotenza; dall’altro, gli ultrà, ruvidi ma legati a codici di territorio e identità. Questi scontri non sono isolati: Modena, Padova, Vicenza sono campi di battaglia. Ma l’umiliazione di Peschiera ha fatto scattare la molla. Don Alì, un pugile ‘torinese’ nato in Marocco, autoproclamato “capo” dei maranza, ha lanciato una sfida: un raduno l’11 giugno a Verona per “cercare” gli ultrà. «Li faremo sparire come gli Articolo 52», ha promesso, riferendosi al gruppo milanese anti-maranza ridotto al silenzio. Con la sua retorica da influencer di strada, Don Alì incarna il volto arrogante di una generazione che non chiede, ma pretende.
Il referendum: un ricatto mafioso
E qui arriva il vero colpo basso: il referendum sulla cittadinanza per gli immigrati di seconda generazione. Non è una richiesta di diritti, ma un ultimatum mafioso. I maranza lo hanno detto senza giri di parole in tanti video: «Se non ci date la cittadinanza, le piazze saranno nostre. Faremo vedere di cosa siamo capaci». È una dichiarazione di guerra. I maranza non vogliono integrarsi: vogliono comandare. La cittadinanza non è un traguardo, ma un trofeo per legittimare la loro conquista. E il messaggio è chiaro: o gli italiani si piegano, o la violenza esploderà. Questo referendum avrebbe dato ai maranza il sigillo ufficiale per imporre la loro legge; fallito, a causa della loro presenza massiccia sul territorio per colpa dei ricongiungimenti familiari, scatenerà una rabbia che già oggi si traduce in machete, rapine e pestaggi. L’Italia è ostaggio di un ricatto orchestrato da chi non ha alcun rispetto per la nostra storia, la nostra cultura, la nostra identità.
Basta buonismo: l’Italia deve reagire
I maranza non sono vittime, ma carnefici. Non sono “giovani in cerca di riscatto”, ma bande organizzate che sfruttano la debolezza di un Paese paralizzato dal politically correct. Le loro azioni – spaccio, rapine, aggressioni gratuite – non sono “errori di gioventù”, ma una strategia per controllare il territorio. Verona sarà il banco di prova: se le forze dell’ordine non schiacceranno il raduno di Don Alì, l’Italia manderà un messaggio devastante: siamo un Paese senza spina dorsale, pronto a inginocchiarsi. Per fortuna gli italiani sono migliori dello Stato che non li rappresenta: quindi contiamo sui patrioti.
Gli italiani devono scegliere: o difendere la propria casa, o consegnarla a chi la vuole incendiare. Non c’è più tempo per il buonismo. I maranza non sono il futuro: sono il nostro incubo. E il referendum era la loro ghigliottina. Abbiamo detto no, prima che fosse troppo tardi.
MAROCCHINI DI MMMERDA.
Solo l’ignobile sinistra puo’ sostenere queste bestie criminali!
Questa arrogante e violenta cammellanza ha superato ogni limite!
Feccia da eliminare!
Fanculo marocco e maghreb!
Civilizzatevi e ne riparleremo, baluba del cazzo…
dai bamboccione per ora frizionati il perineo con tanto olio della Tunisia che per scopi alimentari fa schifo
Articolo che ho salvato e che da giorni commento , potrei fare report giornalieri dello stato dei maranza a mil’ano….voi non avete idea di quante risorse sbuchino ogni giorno con fare minaccioso da “isis” , roba da accopanare la pelle! ne abbiamo le palle piene! Raus!