Se protestano i bianchi contro gli stupratori stranieri è razzismo: se gli invasori bruciano tutto è ‘disagio’
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Protestano i bianchi dopo stupri di ragazzine e mattanze di bambine
👉 razzismo e xenofobiaProtestano immigrati e compagni, appiccando roghi, saccheggiando negozi e facendo guerriglia urbana, per le espulsioni di clandestini e criminali stranieri
👉 proteste legittime— Francesca Totolo (@fratotolo2) June 11, 2025
Europa e Italia: due pesi, due misure per le proteste contro il crimine
Quando i cittadini europei, esasperati da stupri di ragazzine e violenze efferate, scendono in piazza, vengono bollati come razzisti e xenofobi. Quando invece immigrati e loro sostenitori protestano, appiccando roghi, saccheggiando negozi e scatenando guerriglia urbana contro l’espulsione di clandestini e criminali, le loro azioni sono dipinte come proteste legittime. Questo doppio standard, evidenziato da recenti eventi a Ballymena, in Irlanda del Nord, e riflesso in Italia, è un insulto alla giustizia e alla sicurezza dei popoli. L’Europa sta tradendo i suoi cittadini, e l’Italia non è da meno, lasciando che la violenza migratoria dilaghi impunita!
A Ballymena, tra il 9 e 10 giugno 2025, 300 residenti hanno protestato dopo il tentato stupro di una ragazza da parte di due 14enni romeni, secondo voci locali. Case di stranieri sono state danneggiate, alcune incendiate, barricate erette, e 32 agenti feriti in due notti di scontri. La polizia ha definito tutto “thuggery razzista”, ignorando il dolore di una comunità che chiede protezione per i suoi figli. Ma guardiamo l’altra faccia della medaglia: a Milano, nel novembre 2024, dopo la morte di un egiziano in fuga dai Carabinieri, immigrati hanno messo a ferro e fuoco il Corvetto, bruciando cassonetti, lanciando bottiglie e petardi contro la polizia, bloccando strade e aggredendo automobilisti. Queste azioni, descritte da alcuni come “proteste per giustizia”, sono state minimizzate, senza condanne unanimi. Perché la rabbia dei nativi è xenofobia, mentre la violenza migratoria è “comprensibile”? È questa l’equità?
In Italia, il copione è lo stesso. A Pistoia, un 26enne gambiano ha aggredito un’anziana di 80 anni, dichiarando “questa è zona nostra”. A Parma, un 29enne tunisino ha rapinato un 16enne con spray urticante. A Treviso, un guineano ha violentato una 15enne. I dati del Viminale parlano chiaro: gli stranieri, il 9% della popolazione, commettono il 44% delle violenze denunciate, e molti sono di seconda generazione, cresciuti qui ma senza rispetto per le nostre leggi. Eppure, quando i cittadini protestano, come a Vicofaro contro il degrado causato dalla parrocchia di don Biancalani—sgomberata per risse e spaccio—vengono tacciati di intolleranza. Intanto, le proteste di migranti e “compagni” per opporsi a espulsioni di criminali, come a Napoli nel 2020, con saccheggi e attacchi alla polizia, sono spesso giustificate come “ribellione al razzismo”. Due pesi, due misure!
Questo doppio standard è una pugnalata alla schiena dei cittadini. I rivoltosi di Ballymena, come gli italiani esasperati, non sono razzisti: sono padri, madri, giovani che vogliono sicurezza. La madre romena di Ballymena, la cui casa è stata colpita, chiede “perché noi?”, ma il dolore non giustifica il silenzio su chi delinque. In Italia, dove gli anziani sono rapinati e le ragazze molestate, il governo deve smettere di coccolare i criminali stranieri. Serve tolleranza zero: espulsioni immediate, confini chiusi, giustizia che protegga gli italiani, non i delinquenti. Basta con referendum o politiche che svendano la nostra identità! Ascoltiamo il grido di Ballymena e dell’Italia, prima che la nostra civiltà crolli sotto il peso dell’ingiustizia!
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