Senegalese stupra ragazza italiana: libero con il braccialetto elettronico
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Abdou Guye, stupratore libero per un braccialetto in ritardo: la giustizia italiana è una vergogna
Conegliano, 11 giugno 2025 – È un affronto intollerabile alla dignità delle vittime e al buon senso. Abdou Guye, un senegalese di 30 anni accusato di aver drogato con eroina e stuprato una giovane di 29 anni a Conegliano, è libero. Libero, ma si lamenta perché il braccialetto elettronico, unica misura per controllarlo, è arrivato con un mese di ritardo durante il quale è stato dove dovrebbe ancora stare: in galera. Questo criminale, con un passato di furti, spaccio, risse e lesioni, è stato scarcerato il 7 maggio dal giudice Marco Biagetti, che ha imposto il braccialetto e il divieto di avvicinarsi alla vittima.
Ora Guye è fuori, a spasso, mentre la sua vittima vive nel terrore. La giovane, attirata con promesse di droga in un appartamento periferico, è stata violentata in gruppo, un orrore aggravato dall’uso di armi. Eppure, il nostro sistema giudiziario, invece di tenere questo mostro in gabbia, lo lascia libero per un intoppo burocratico. È questa la giustizia italiana? Una barzelletta che protegge i carnefici e abbandona le donne? Non è un caso isolato: a Firenze, un senegalese ha tentato di stuprare una studentessa; a Lodi, un pakistano ha violentato una minorenne. L’immigrazione incontrollata ci ha portato predatori che non rispettano le nostre leggi, e la giustizia li coccola con misure ridicole. Guye doveva essere in carcere a vita o espulso, non in giro a minacciare la sicurezza delle nostre città. Chiediamo pene esemplari: carcere duro per gli stupratori, espulsione immediata per i delinquenti stranieri e un sistema che metta le vittime al primo posto. Basta con questa farsa: l’Italia non è un rifugio per criminali, e le nostre donne meritano protezione, non umiliazioni!
Adesso però metteteglielo all’uccello così vediamo subito a chi lo infila dentro…