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E le autorità locali chiedono aiuto all’imam! Dimostrando che ormai intere zone di Milano sono sotto controllo islamico!

Milano è sull’orlo del baratro, trasformata in un campo di battaglia da bande di immigrati di seconda generazione che seminano terrore e distruzione. Le periferie, da Corvetto a via Padova, non sono più quartieri italiani, ma enclave sotto il controllo islamico, dove la legge dello Stato è un ricordo lontano e le autorità locali, in preda al panico, si rivolgono agli imam per arginare la furia di giovani pronti a incendiare la città. La situazione è fuori controllo: la morte di Ramy Elgaml, 19enne egiziano ucciso in un inseguimento dai carabinieri nel novembre 2024, e l’omicidio di Ahmed Hazem Elsayed Abdelaziz Abdelw, 13enne accoltellato a maggio 2025 da uno spacciatore cubano sui Bastioni di Porta Venezia, hanno acceso una miccia che rischia di far esplodere Milano in una rivolta senza precedenti.

Questi non sono incidenti isolati, ma sintomi di un’invasione culturale e sociale che ha stravolto il volto della città. I cosiddetti “maranza” – giovani di origine egiziana, marocchina, albanese, spesso minorenni, vestiti con tute nere e passamontagna, ispirati alle banlieue parigine – non riconoscono l’autorità dello Stato italiano. La loro rabbia, alimentata da un mix tossico di disprezzo per le regole e senso di appartenenza a una comunità estranea ai valori italiani, si è trasformata in un piano per “bruciare Milano”. Messaggi di rivolta circolano su TikTok e nelle chat di gruppo, unendo i giovani di Corvetto e via Padova in un’alleanza distruttiva che minaccia di trasformare le periferie in zone di guerriglia urbana.

Le autorità, impotenti di fronte a questa escalation, hanno compiuto un gesto che rivela la gravità della situazione: si sono rivolte all’imam di via Padova per placare le bande. Questo non è solo un atto di disperazione, ma la prova che intere zone di Milano sono ormai sotto il controllo di leader religiosi islamici, che dettano legge al posto dello Stato. La sinergia tra polizia locale, carabinieri e imam dimostra che le istituzioni hanno perso il controllo, costrette a delegare la gestione dell’ordine pubblico a figure esterne, in un’umiliante resa di fronte alla minaccia dei “maranza”.

Il caso di Ahmed, assassinato per una lite durante l’acquisto di 20 grammi di hashish, e quello di Ramy, morto mentre fuggiva dai carabinieri su uno scooter senza casco, sono emblematici di una gioventù allo sbando, cresciuta in quartieri-ghetto dove lo spaccio, la violenza e l’illegalità sono la norma. Questi giovani non si sentono italiani, rifiutano l’integrazione e vedono Milano come un territorio da conquistare, non come una casa. Le loro azioni – cassonetti incendiati, attacchi alle forze dell’ordine, autobus distrutti – non sono proteste, ma atti di guerra contro la città che li ospita.

La sinistra, con il suo modello fallimentare di accoglienza indiscriminata, ha creato questo mostro. Per anni, amministratori come il sindaco Sala hanno ignorato il degrado delle periferie, lasciando che quartieri come Corvetto e via Padova diventassero polveriere pronte a esplodere. Ora, mentre i residenti vivono nella paura e invocano più polizia, la città è ostaggio di una generazione di immigrati che non ha nulla da perdere e tutto da distruggere.

È tempo di dire basta. Milano non può diventare una banlieue islamica, dove le forze dell’ordine sono bersagli e gli imam i veri governanti. Serve una risposta durissima: tolleranza zero contro chi minaccia di bruciare la città, espulsioni immediate per chi viola la legge e un piano per smantellare i ghetti che alimentano questa rivolta. Se non si agisce ora, le fiamme dei “maranza” inghiottiranno Milano, e con essa l’Italia intera.