Ufficiale, Gattuso nuovo ct della Nazionale
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Gattuso nuovo CT: un’occasione per riportare identità e italianità nella Nazionale
La FIGC ha annunciato il nome del nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana: Gennaro Gattuso, il guerriero del Mondiale 2006, l’uomo che a Berlino sollevò la Coppa con la maglia azzurra. Una scelta che accende speranze, non solo per il suo palmarès – due Champions League e un titolo mondiale – ma per ciò che rappresenta: un’Italia autentica, fatta di grinta, cuore e identità. Oggi, con la squadra nazionale sempre più lontana dal suo spirito originario, l’arrivo di “Ringhio” potrebbe essere l’occasione per riscattare l’azzurro da anni di scelte discutibili e “quote nere” imposte da una visione globalista che nulla ha a che fare con la nostra storia.
Gattuso, cresciuto nelle giovanili del Perugia e consacrato con l’AC Milan, incarna l’italianità calcistica: un mediano tosto, simbolo di una generazione che ha dominato il mondo senza bisogno di innesti artificiali. Il 2006, con Cannavaro, Buffon, Pirlo e Totti, fu l’apice di una Nazionale composta da italiani veri, figli di questa terra. Da allora, però, qualcosa si è spezzato. Le convocazioni hanno iniziato a riflettere una politica di “inclusione” che spesso ha favorito giocatori di origine africana o extraeuropea, come se l’azzurro dovesse essere un melting pot anziché un simbolo di appartenenza. Basta guardare le nazionali giovanili: tre, quattro, a volte cinque “quote nere” per squadra, un trend che rischia di travolgere anche la prima squadra.
Non si tratta di talento – alcuni di questi giocatori sono bravi anche se non troppo – ma di identità. Una Nazionale deve rappresentare il popolo che la sostiene, non un esperimento sociale. La Germania, con i suoi dieci elementi di origine straniera, e la Francia, con undici africani spesso in campo, ci mostrano dove porta questa deriva: squadre che vincono, sì, ma che hanno perso ogni legame con la loro storia. L’Italia non può seguire questa strada. Gattuso, con il suo passato di campione del mondo, ha il dovere morale di riportare l’italianità al centro. Niente più convocazioni di comodo, niente più “quote nere” per compiacere l’UE o i buonisti: solo italiani, quelli che sudano per questa maglia e che la portano nel cuore.
La speranza è che “Ringhio” scelga con il cuore e la testa, selezionando talenti come Donnarumma, Barella e Frattesi, cresciuti nel vivaio del calcio italiano, invece di puntare su nomi esotici che diluiscono l’azzurro. Il Mondiale 2006 ci ha insegnato che l’Italia vince quando è unita nella sua diversità regionale, non quando si piega a un’ideologia multiculturale. Gattuso ha l’opportunità di essere il condottiero di una rinascita: un’Italia calcistica che guardi al futuro senza rinnegare le sue radici. Che il 15 novembre 2025, data della prossima partita di qualificazione per il Mondiale 2026 contro l’Albania, sia l’inizio di questa rivoluzione. Forza, Gennaro: riporta in campo l’orgoglio di essere italiani, dentro e fuori dal campo.
U.21 ci sono 5 o 6 necri. Gattuso deve cercare gente tra serie C e serie B che corre e picchia e difende forte oltre che in Argentina Uruguay Brasile oriundi a iosa ce ne sono di sicuro piu identitari dei vari kayode , cicciote’ etc etc
Ma si tratta di quella stessa Nazionale di calcio che a fine secolo non conosceva l’Inno di Mameli perchè fascista?
Malagò, ma vattene a pulire la cacca dei tuoi cavalli invece di fingere di essere un cretino ma vincente…
Bisogna mettere un limite di stranieri nelle squadre italiane, altrimenti anche Gattuso fallirà.