Genova, Pd e Toghe contro i poliziotti che hanno ‘picchiato’ gli spacciatori africani
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Genova: lo Stato contro i suoi difensori, protegge spacciatori stranieri e umilia i poliziotti
L’inchiesta della Procura di Genova contro 15 agenti della Polizia locale è un vergognoso esempio di come lo Stato italiano, invece di sostenere chi rischia la vita per proteggerci, si schieri dalla parte di spacciatori stranieri irregolari. Accusati di falso, lesioni e peculato, questi agenti sono stati messi al rogo mediatico e giudiziario per aver, secondo la pm Sabrina Monteverde, “minacciato e picchiato” tre presunti spacciatori, con prognosi risibili di 3, 5 e 21 giorni. I verbali, che parlano di autolesionismo o resistenza, sono stati bollati come falsi, e a qualcuno è stato persino contestato il furto durante sgomberi. Ma la vera accusa, quella non scritta, è aver osato toccare chi, secondo un sistema giudiziario distorto, sembra intoccabile: gli stranieri irregolari.
Il giudice Andrea Morando ha disposto un incidente probatorio per il 7 luglio, per ascoltare i tre “testimoni” – spacciatori irregolari, mai rimpatriati, liberi di scorrazzare nonostante i loro reati. La Procura teme che diventino irreperibili? E allora perché non sono stati espulsi, come la legge prevede? È grottesco che lo Stato, incapace di far rispettare le sue stesse norme sull’immigrazione, si affanni a incastrare i poliziotti sulla base di testimonianze di chi non dovrebbe nemmeno essere qui. Questi individui, che alimentano il mercato della droga e il degrado delle nostre città, sono trattati come vittime, mentre gli agenti, già trasferiti a incarichi non operativi dall’amministrazione Salis, sono di fatto condannati prima ancora del processo.
La pm parla di un “uso spregiudicato della violenza” contro “soggetti ai margini”. Ma chi sono questi soggetti? Spacciatori che distruggono vite, non poveretti in cerca di redenzione.
Gli agenti operano in contesti dove la tensione è costante, dove un errore può costare la vita. È facile giudicare dalla scrivania di un tribunale, ma chi ha mai provato a fermare un criminale in un vicolo sa che la realtà non è un’aula di tribunale. Se ci sono stati eccessi, che si puniscano, ma trasformare i poliziotti in capri espiatori mentre si coccolano i delinquenti è un tradimento dello Stato verso chi indossa la divisa. Il vero scandalo è un sistema che lascia liberi spacciatori stranieri, che non rimpatria gli irregolari, che permette a chi viola la legge di diventare testimone chiave contro chi la fa rispettare. La parola di un pubblico ufficiale viene calpestata in favore di quella di chi vive nell’illegalità.
Questa inchiesta è l’emblema di un’Italia alla deriva, dove chi combatte il crimine è punito e chi lo commette è protetto. Gli agenti della Polizia locale non sono santi, ma sono l’ultimo baluardo contro il caos che avanza. Se lo Stato continua a voltare le spalle a chi lo difende, non ci sarà più ordine, non ci sarà più sicurezza. L’udienza del 7 luglio sarà solo un altro capitolo di questa farsa, ma il messaggio è chiaro: in Italia, essere un poliziotto è un crimine, essere uno spacciatore un privilegio. Basta con questa giustizia al contrario. È ora di difendere chi ci difende e di cacciare chi ci distrugge. Lo Stato scelga da che parte stare, perché così non può andare avanti.
Poi ammazzano i magistraminkia e ci spaccano le palle per decenni, ma chi se ne fotte… Rikkiioooooo:
Se la prognosi massima è di 21 giorni vuol dire che la vittima ha un livido, tre giorni vuole dire che la vittima è stata aggredita a colpi di saluto fascista, come diceva il tossico sindacalista.
E’ una vergogna, certo, ma se questi imputati accettano supinamente queste sentenze, senza approfittare della vicinanza in aula per mollare un bel montante sulla bocca della pm a spaccarle labbra e denti… la vedo dura…
Sper che un giorno questo atteggiamento antitaliano delle toghe gli si ritorca contro!
Perche’ le vittime sono sempre gli inocenti?!