Dopo tre anni il funerale di Alice bruciata viva da un immigrato: odio razziale
Related Articles
**Tragedia a Ravarino: l’omicidio di Alice Neri e l’ombra dell’immigrazione incontrollata**

VERIFICA NOTIZIA
A quasi tre anni dalla tragedia che ha sconvolto Ravarino, una comunità ancora in lutto ha dato l’ultimo saluto ad Alice Neri, giovane mamma di 32 anni barbaramente uccisa nella notte tra il 17 e il 18 novembre 2022 nelle campagne di Fossa di Concordia, in provincia di Modena. La cerimonia funebre, svoltasi in una chiesa gremita, è stata un momento di commozione e dolore collettivo: il feretro, ricoperto di rose bianche e porpora, è stato accolto da un lungo applauso, simbolo dell’affetto e della rabbia di un paese che non si dà pace per una perdita tanto ingiusta.
Alice, descritta da tutti come una donna solare, madre amorevole e lavoratrice instancabile, è stata strappata alla sua famiglia in modo brutale. Secondo le indagini, la giovane è stata attirata con l’inganno in una zona isolata, dove è stata colpita ripetutamente e poi data alle fiamme, in un atto di violenza inaudita che ha lasciato sgomenti gli inquirenti. Il suo corpo, ritrovato carbonizzato all’interno della sua auto, ha reso inizialmente difficili le indagini, ma il lavoro meticoloso dei carabinieri ha portato all’identificazione del presunto colpevole: Mohamed Gaaloul, un immigrato tunisino di 31 anni, unico imputato nel processo che si avvia verso la sentenza, attesa per il 23 luglio 2025.
Durante il funerale, presenziato da autorità come la Pm Claudia Natalini, la senatrice Pd Vincenza Rando, i sindaci di Concordia e Ravarino e numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine, il parroco ha definito la morte di Alice “una tragedia ingiusta”, sottolineando l’impossibilità di trovare risposte a un gesto tanto efferato. “Possiamo solo andare avanti, portando avanti i suoi progetti”, ha detto, mentre la comunità si stringeva attorno alla famiglia, che per mesi ha atteso il nullaosta per la sepoltura, concesso solo di recente dalla presidente della Corte d’Assise, Ester Russo.
### Un assassino immigrato: il caso Gaaloul riaccende il dibattito
Il processo contro Mohamed Gaaloul ha riportato al centro dell’attenzione il tema dell’immigrazione e della sicurezza. La pubblica accusa ha chiesto per lui una condanna a 30 anni di carcere, ma per molti cittadini questo non basta a lenire il dolore né a rispondere alle domande che il caso ha sollevato. Gaaloul, arrivato in Italia come immigrato, aveva precedenti penali per piccoli reati e, secondo alcune ricostruzioni, era noto per comportamenti violenti. Nonostante ciò, era libero di circolare, fino a quel tragico novembre 2022, quando ha compiuto un atto che ha distrutto una famiglia e sconvolto un’intera comunità.
Questo ennesimo episodio di violenza commesso da un immigrato alimenta il malcontento verso politiche migratorie troppo permissive. Casi come quello di Alice Neri non sono isolati: negli ultimi anni, numerosi fatti di cronaca hanno visto protagonisti immigrati irregolari o con precedenti, sollevando interrogativi sulla gestione dei flussi migratori e sull’efficacia dei controlli. La domanda che molti si pongono è semplice: come è possibile che individui con un passato problematico possano vivere liberamente in Italia, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini?
### Un sistema che fallisce: la necessità di un cambio di rotta
La tragedia di Alice Neri non è solo un dramma umano, ma anche il simbolo di un sistema che sembra incapace di proteggere i propri cittadini. L’immigrazione incontrollata, spesso priva di adeguati processi di integrazione e monitoraggio, sta generando un clima di insicurezza che si riflette in episodi come questo. La comunità di Ravarino, come tante altre in Italia, si sente abbandonata dalle istituzioni, lasciata sola a piangere le proprie vittime mentre i responsabili, spesso stranieri con un passato torbido, continuano a seminare terrore.
È tempo di dire basta. Servono politiche migratorie più rigorose, che prevedano controlli stringenti sui nuovi arrivati e un’espulsione immediata per chi commette reati. La sicurezza dei cittadini italiani deve essere la priorità, e casi come quello di Alice non possono essere liquidati come “tragedie inevitabili”. La sentenza del 23 luglio sarà un banco di prova: una condanna severa per Gaaloul non riporterà indietro Alice, ma potrebbe inviare un segnale chiaro: in Italia non c’è posto per chi porta violenza e morte.
La memoria di Alice Neri vive nei cuori di chi l’ha amata e nei progetti che la sua famiglia porterà avanti in suo nome. Ma il suo sacrificio non deve essere vano: che la sua storia sia un monito per un’Italia che non può più permettersi di abbassare la guardia di fronte all’immigrazione selvaggia e ai suoi tragici effetti.
Impiccate il baluba assieme ai giudici che non lo impiccano, per massimizzare il terrore su di loro…