Fiat porta 800 operai nepalesi per sostituire operai locali che rifiutano salario da 597 euro al mese

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By V agosto 23, 2025 22:56

Fiat porta 800 operai nepalesi per sostituire operai locali che rifiutano salario da 597 euro al mese

**Fiat porta 800 operai nepalesi in Serbia: la manodopera locale rifiuta i salari da 600 euro. Scoppia la polemica sull’immigrazione come strumento per comprimere i costi.**

*Kragujevac, Serbia* – Un piano industriale che si trasforma in un caso sociale e politico. È quanto sta accadendo nella città serba di Kragujevac, dove Stellantis ha avviato la produzione della nuova Fiat Grande Panda. Per colmare le linee di assemblaggio, il colosso automobilistico ha scelto di assumere e trasferire dalla Nepal oltre 800 operai specializzati. La mossa è stata necessaria perché, stando all’azienda, la manodopera locale ha rifiutato di lavorare per gli stipendi offerti, pari a circa 597 euro al mese. Una situazione che riaccende il dibattito globale sull’uso dell’immigrazione per reperire forza lavoro a basso costo, scavalcando le resistenze dei lavoratori autoctoni.

### La scelta di Stellantis: il ponte Serbia-Nepal

Con la nuova Panda elettrica e ibrida destinata a diventare un modello chiave per il mercato europeo, Stellantis ha bisogno di garantire una produzione stabile e senza intoppi nello storico sito ex-Yugo di Kragujevac, acquisito da Fiat nel 2008. L’offerta di lavoro proposta agli operai serbi, tuttavia, non è stata considerata sufficientemente attraente.

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Lo stipendio medio netto in Serbia si aggira intorno ai 750 euro mensili, ma per professioni specializzate nel manufacturing le aspettative sono più alte. I 597 euro offerti (circa 70.000 dinari serbi) sono stati giudicati troppo bassi per gli standard di vita locali, soprattutto in un periodo di inflazione galoppante. Di fronte al rifiuto, la dirigenza ha attivato canali di reclutamento internazionale, stringendo un accordo con il Nepal, paese con un reddito medio pro capite nettamente inferiore a quello serbo.

Per un operaio nepalese, uno stipendio del genere, unito a vitto e alloggio pagati e alla prospettiva di inviare rimesse in patria, rappresenta un’opportunità economica significativa. Per Stellantis, è la soluzione a un problema di produzione e di costi.

L’immigrazione serve a questo, è una continua corsa verso il basso per i lavoratori e sempre più profitti per sfruttatori come gli Elkann.

### La protesta dei serbi: “Non siamo pagati abbastanza, portano immigrati per non alzare gli stipendi”

La reazione della comunità di Kragujevac è di forte risentimento. Sindacati e cittadini accusano apertamente la multinazionale di aver usato la leva dell’immigrazione per evitare di dover migliorare le proprie offerte salariali e attrarre lavoratori locali.

“Questa strategia è un chiaro segnale per tutti i lavoratori in Serbia e in Europa”, ha dichargato un rappresentante sindacale locale. “Se rifiuti uno stipendio da fame, loro portano qualcuno che quel salario lo accetta. È un modo per costringere tutti verso il basso. Noi vogliamo solo un compenso equo che ci permetta di vivere con dignità nella nostra città”.

La polemica ha travalicato i confini della fabbrica, diventando un tema caldo nel dibattito pubblico serbo. Molti vedono in questa operazione una pericolosa forma di *dumping sociale*, in cui i lavoratori vengono messi in concorrenza gli uni contro gli altri, con il risultato di erodere i diritti e il potere contrattuale della forza lavoro nel suo insieme.

### Immigrazione: strumento per il business o opportunità di sviluppo?

La questione solleva un interrogativo etico ed economico di portata globale: l’immigrazione viene utilizzata sistematicamente per tenere bassi i salari? Ovviamente sì, il famoso esercito di riserva: l’immigrazione e le frontiere aperte servono ai ricchi. Non è un caso che a promuoverle siano i giornali di proprietà degli stessi ricchi. Cosa volete che scriva Repubblica? Quello che interessa al padrone.

Multinazionali come Stellantis difendono la loro scelta come una necessità dettata dal mercato globale. Reperire manodopera disponibile a certe condizioni è legittimo per rimanere competitivi e garantire gli investimenti e l’occupazione indotta in un territorio. Perché per loro gli uomini sono pezzi di una catena di montaggio. Tanto poi Elkann non vive nei quartieri popolari.

E’ una **corsa al ribasso** dei diritti del lavoro. Quando le aziende possono attingere a un serbatoio globale di lavoratori disposti a accettare meno, il potere negoziale dei dipendenti locali si riduce drasticamente. Si crea una dinamica per cui non sono più i salari ad adeguarsi al costo della vita del paese in cui si produce, ma è la forza lavoro ad essere importata in base al livello salariale che l’azienda intende pagare.

Fiat porta 800 operai nepalesi per sostituire operai locali che rifiutano salario da 597 euro al mese ultima modifica: 2025-08-23T22:56:19+00:00 da V
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By V agosto 23, 2025 22:56
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2 Comments

  1. Paolo sacchi agosto 24, 10:23

    Sindacati zitti e sinistre zitte, avanti cosi
    Ps anche i tg zitti

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  2. Kurly agosto 24, 11:14

    Ovvio! Persino i CD giornali di dx non sbraitano più per gli sbarchi che si susseguono! Però quando la Lamorgese era ministro dell’interno, apriti cielo 😨

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