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**Tragedia a Minneapolis: il grido di disperazione di Robin Westman e il fallimento di un’ideologia**

“Sono stanco di essere trans. Vorrei non essermi mai fatto il lavaggio del cervello.” Queste le parole strazianti di Robert “Robin” Westman, 23enne transgender, scritte nel suo diario prima di compiere un atto orribile: aprire il fuoco il 27 agosto 2025 nella Annunciation Catholic Church di Minneapolis, uccidendo due bambini di 8 e 10 anni e ferendo 17 persone, tra cui 14 minori, durante una messa scolastica. Questo massacro, classificato dall’FBI come terrorismo domestico e crimine d’odio contro i cattolici, non è solo un atto di violenza, ma un grido di dolore che rivela una verità scomoda: la disforia di genere, se non trattata come una patologia psicologica, può generare infelicità profonda e mostri capaci di fare del male a sé stessi e agli altri.

Westman, nato Robert Paul Westman e legalmente riconosciuto come Robin nel 2019 dopo aver dichiarato di identificarsi come donna, aveva legami con la scuola cattolica dove ha compiuto la strage. La madre, ex segretaria della Annunciation, e la sua frequentazione della scuola da adolescente suggeriscono un conflitto personale con la comunità cristiana, che Westman ha trasformato in odio letale. Nel suo manifesto, pubblicato su YouTube prima dell’attacco, Westman ha mostrato un arsenale con scritte come “Where is your God?” e ha espresso un’ossessione per le stragi di massa, idolatrando figure come Adam Lanza. Ma è la confessione di essere “stanco di essere trans” a colpire di più: un’ammissione di sofferenza, di un’identità vissuta come un peso, forse imposta da un’ideologia che glorifica il cambiamento di genere senza affrontare le ferite psicologiche sottostanti.

Questo caso, insieme a quello di Audrey Hale, che nel 2023 uccise sei persone, tra cui tre bambini, in una scuola cristiana a Nashville, evidenzia una realtà che non può più essere ignorata. La disforia di genere è una condizione complessa che richiede cure psicologiche, non un’assecondazione cieca che rischia di amplificare il disagio. Westman e Hale, entrambi transgender, hanno espresso un odio verso la “normalità” – incarnata dai cristiani e dai valori tradizionali – che si è trasformato in violenza contro i più innocenti: i bambini. La loro sofferenza non giustifica le loro azioni, ma sottolinea un fallimento collettivo: invece di curare il loro malessere, la società ha permesso che un’ideologia “woke” li spingesse verso una spirale di autolesionismo e distruzione.

La strage di Minneapolis non è solo un crimine, ma un monito. Assecondare la disforia di genere senza affrontare le sue radici psicologiche crea infelici e, in casi estremi, individui pericolosi. È tempo di smettere di celebrare un’ideologia che ignora il dolore umano e di offrire cure vere, non illusioni, a chi soffre. I due bambini uccisi a Minneapolis e le loro famiglie meritano che questa lezione non venga dimenticata.

*Fonti: informazioni tratte da NBC News, KARE 11, The Telegraph, e altri report sul caso Westman.*[](https://www.nbcnews.com/news/us-news/minneapolis-catholic-school-shooting-rcna227591)[](https://www.fox9.com/news/annunciation-school-shooting-minneapolis-minnesota-suspect-shooter)[](https://www.telegraph.co.uk/us/news/2025/08/27/robin-westman-profile-guns/)