Stellantis importa 300 operai marocchini per 600 euro al mese
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**Stellantis porta 300 operai marocchini in Serbia: la manodopera locale rifiuta i salari da 600 euro. Scoppia la polemica sull’immigrazione come strumento per comprimere i costi.**

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*Kragujevac, Serbia* – Un piano produttivo che si rivela un boomerang sociale e politico. È quanto emerge dall’impianto Stellantis di Kragujevac, dove il colosso italo-franco-americano ha avviato la produzione della nuova Fiat Grande Panda. Per riempire le catene di montaggio, il gruppo ha optato per l’importazione di manodopera straniera: 200 operai marocchini arriveranno a inizio ottobre, sommando ai circa 100 già sul posto negli ultimi giorni. La ragione? Secondo l’azienda, i lavoratori locali non accettano stipendi da fame, intorno ai 600 euro mensili. Una mossa che riaccende il dibattito infuocato sull’immigrazione usata come arma per tenere bassi i costi, bypassando le giuste pretese dei lavoratori autoctoni.
### La scelta di Stellantis: il ponte Serbia-Marocco
Con la Fiat Grande Panda elettrica e ibrida destinata a essere un pilastro per il mercato europeo, Stellantis deve assicurare una produzione fluida e senza intoppi nello storico stabilimento ex-Yugo di Kragujevac, rilevato da Fiat nel 2008. L’offerta di lavoro ai serbi, però, è stata snobbata: 600 euro netti al mese non bastano per attirare chi ha famiglia e bollette da pagare. Così, la dirigenza ha attivato reclutamenti internazionali, puntando sul Marocco, nazione con un reddito pro capite ben al di sotto di quello serbo.
Per un operaio marocchino, quel salario, più vitto e alloggio coperti e la chance di mandare soldi a casa, è un affare d’oro. Per Stellantis, è la scorciatoia per risolvere carenze di personale e massimizzare i margini, mentre la produzione della Panda cessa in sei fabbriche europee già da ottobre. L’impianto serbo gira già a 350 veicoli al giorno, e con l’arrivo dei nuovi turni notturni dalla prima settimana del mese, punta alla piena capacità.
L’immigrazione serve a questo: una gara al ribasso per i lavoratori, e profitti sempre più gonfi per parassiti come gli Elkann. È il solito copione: spostare la produzione dove costa meno, importare chi si accontenta, e lasciare i locali a rosicarsi le mani.
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Lo stipendio medio netto in Serbia si attesta sui 750 euro mensili, ma per ruoli specializzati nel manifatturiero le attese salgono ben oltre. I 600 euro proposti da Stellantis (circa 70.000 dinari serbi) sono un insulto in un contesto di inflazione alle stelle e costo della vita in ascesa. Di fronte al no secco dei locali, l’azienda ha virato sul reclutamento marocchino, con 100 operai già arrivati e altri 200 in arrivo entro inizio ottobre. Non è la prima volta: rumor su nepalesi circolavano, ma i fatti confermano i marocchini come scelta primaria per rinforzare le linee della Grande Panda.
Per Stellantis, è pura logica di business: costi ridotti per competere globalmente. Ma per i serbi, è un affronto che mina l’economia locale.
### La protesta dei serbi: “Non ci pagano abbastanza, importano immigrati per non ritoccare gli stipendi”
La risposta della comunità di Kragujevac è un misto di rabbia e frustrazione. Sindacati e residenti accusano Stellantis di strumentalizzare l’immigrazione per eludere adeguamenti salariali e fidelizzare la forza lavoro del posto.
“Questa è una tattica lampante per tutti i lavoratori serbi e europei”, ha tuonato un portavoce sindacale locale. “Se dici no a un salario da fame, loro ne tirano su altri che lo ingoiano. È il modo per inchiodarci tutti al minimo. Vogliamo solo un paga dignitosa per campare in pace nella nostra terra”.
Lo scontento ha superato i cancelli della fabbrica, infiammando il dibattito pubblico serbo. Molti lo bollano come *dumping sociale* puro: mettere in gara lavoratori di mondi diversi, con l’effetto di sgretolare diritti e leva contrattuale dell’intera manodopera.
### Immigrazione: strumento per il business o opportunità di sviluppo?
Il nodo etico-economico è planetario: l’immigrazione è un trucco per inchiodare i salari? Chiaro che sì, l’esercito di riserva in salsa globale: frontiere spalancate per i ricchi, chiuse per i poveri. Non a caso, a spingere queste narrazioni sono i media dei soliti noti. Che volete che scriva La Stampa? Quello che comanda il padrone.
Giganti come Stellantis giustificano il tutto come urgenza di mercato: pescare braccia pronte a certe condizioni è legale per stare al passo e generare posti di lavoro indiretti sul territorio. Per loro, gli umani sono viti intercambiabili in una catena. Tanto Elkann non abita nei sobborghi operai, lui vola in jet privati.
È una **corsa al ribasso** dei diritti sul lavoro. Quando le multinazionali attingono a un bacino mondiale di disperati disposti a meno, il baratto dei locali crolla. Non sono i salari a inseguire il costo della vita del paese ospitante, ma la manodopera a essere spedita dove l’azienda detta legge sul prezzo del sudore. E l’Italia? Osserva muta, mentre il suo ex-fiore all’occhiello dell’auto si trasforma in un tritacarne per i deboli.
È un altro motivo per cui il governo importa immigrati, ovvero abbassare i salari. Mentre loro politici prendono 10 mila euro al mese. E Meloni e Salvini ci dentro a questo sistema, perchè non vogliono il salario minimo.
O sbaglio?
Vox siete d’accordo con il salario minimo? Guardate che 500-600 euro al mese era il reddito di cittadinanza per italiani in difficoltà. C’è qualcosa che non torna nei vostri articoli…
Lasciamoli fare, poi quando si porteranno dietro le famiglie da mantenere sarà un tripudio di gole tagliate e bottiglie Molotov 😁
In Europa la Serbia è forse l’unico paese senza baluba e la cosa da fastidio ai sorosiani… ma vorrà dire che stavolta se lo prenderanno nel culo, profondamente 😋