Il 35 per cento degli immigrati è povero e mantenuto da sussidi italiani
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**L’illusione dei contributi degli immigrati: un peso insostenibile per l’Italia**
Negli ultimi anni, si è diffusa l’idea bizzarra che l’immigrazione possa rappresentare una soluzione ai problemi demografici ed economici dell’Italia, con la promessa che i lavoratori stranieri avrebbero contribuito a sostenere il sistema pensionistico, alleggerendo il carico su un Paese con una popolazione sempre più anziana. Eppure, i dati più recenti, diffusi oggi dall’ANSA e rilanciati su X, smentiscono questa narrazione, rivelando una realtà ben diversa: anziché essere una risorsa, l’immigrazione sta diventando un peso insostenibile per il welfare italiano. Ma andiamo con ordine.
### Un mito da sfatare: gli immigrati non pagano le pensioni, le rubano
Si diceva che i lavoratori stranieri, con i loro contributi, avrebbero finanziato le pensioni degli italiani. Ma la verità è un’altra: molti di loro, impiegati come manodopera a basso costo in settori come agricoltura ed edilizia, percepiscono salari insufficienti per generare un impatto significativo sul sistema previdenziale. Al contrario, il sistema si trova ora a doverli sostenere. Secondo stime recenti, una parte consistente di immigrati, dopo anni di lavoro precario, accede a sussidi statali e, con l’invecchiamento, rischia di gravare sulle pensioni sociali. Questo scenario ribalta completamente l’equazione: non sono loro a mantenere noi, ma siamo noi a doverli mantenere, con costi che si accumulano nel tempo.
### Povertà assoluta: un divario inaccettabile
I numeri parlano chiaro. L’incidenza della povertà assoluta, come riportato dall’ANSA, evidenzia un divario drammatico tra famiglie italiane e straniere. Fra le famiglie con almeno uno straniero, la povertà assoluta raggiunge il 30,4%, mentre sale al 35,2% per le famiglie composte esclusivamente da stranieri. Al contrario, per le famiglie di soli italiani la percentuale si ferma al 6,2%. Questi dati non sono solo un campanello d’allarme, ma la prova di un sistema che, invece, importa povertà ‘grazie’ ad immigrati a basso costo. E questo disagio ricade inevitabilmente sulle spalle dei contribuenti italiani, che finanziano un welfare sempre più sotto pressione.
### L’erosione del welfare e l’importazione di problemi
Non si tratta solo di un problema economico. Gli stranieri, secondo molte voci critiche, stanno contribuendo all’erosione del nostro sistema di welfare, già fragile a causa di un debito pubblico che sfiora il 160% del PIL, come avvertono gli esperti. A questo si aggiunge l’aumento della criminalità associata ad alcune comunità immigrate, un fenomeno che alimenta insicurezza e costi aggiuntivi per la giustizia e la sicurezza pubblica. L’Italia, con una popolazione anziana che ha visto i costi pensionistici crescere del 12% dal 2020 a causa della contrazione della forza lavoro, non può permettersi di importare ulteriori problemi. Le risorse scarseggiano: la crisi abitativa, aggravata dall’arrivo di nuovi immigrati nelle aree urbane, e il budget sanitario 2024, che ha destinato 15 miliardi di euro ma vede il 20% speso per non residenti, sono solo la punta dell’iceberg.

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### Una soluzione tecnologica, non demografica
Piuttosto che affidarsi a una manodopera a basso costo che si rivela insostenibile, l’Italia dovrebbe guardare altrove. L’automazione e la robotica, come dimostrato dal progetto pilota in Emilia-Romagna che prevede un aumento della produttività del 18% grazie a macchinari AI-driven, offrono una via d’uscita. I dati dell’UE indicano che entro il 2030 fino al 30% dei lavori a bassa qualifica potrebbe essere sostituito da tecnologie avanzate, riducendo la dipendenza da immigrati. Inoltre, studi della Banca d’Italia suggeriscono che limitare l’immigrazione potrebbe incrementare il reddito pro-capite del 5%, favorendo i lavoratori locali e alleggerendo la pressione sul sistema.
### Un futuro da costruire, non da delegare
L’immigrazione non è la soluzione ai problemi demografici ed economici dell’Italia. Al contrario, sta trasformando un Paese già in difficoltà in un sistema che rischia il collasso. Investire in formazione per gli italiani, promuovere l’innovazione tecnologica e ridurre le spese per l’integrazione straniera – come previsto dalle riforme del lavoro 2023 che tagliano 2 miliardi di euro in sussidi – è la strada da seguire. L’Italia non ha bisogno di manodopera a basso costo, ma di una visione strategica che metta al centro i suoi cittadini. È ora di dire basta a un modello che erode il welfare e minaccia la stabilità economica: il futuro è nelle nostre mani, non nelle frontiere aperte.
Se mi dite che solo il 6% dei poveri è veramente italiano vuol dire che il 94% non lo è e se non arrivava non veniva conteggiato ovvero che ci sarebbero stati i soldi per evitare di vedere i nostri anziani frugare nell’immondizia per mangiare, la vera VERGOGNA di un paese fondato sui cialtroni in stile Boeri…