Maranza assaltano armati le scuole di Genova: via le bandiere italiane
Related Articles
### Genova in Fiamme: Bande di “Maranza” – Figli di Immigrati – Strappano Bandiere Italiane e Minacciano Scuole Occupate. L’Integrazione È un Inganno, i Nostri Ragazzi Barricati Come in Guerra!
VERIFICA NOTIZIA
Un raid notturno che sa di vendetta tribale: un gruppo di “Maranza” – i figli di immigrati, soprattutto musulmani e africani, cresciuti nelle nostre periferie ma con il cuore nemico – ha assaltato il liceo scientifico Leonardo da Vinci, occupato da studenti in solidarietà con Hamas: karma venire bastonati dai maranza mentre si appoggiano altri maranza. Armati di spranghe, mazze e attrezzi rubati da cantieri ed estintori, hanno devastato l’istituto durante un DJ-set pacifico, urlando insulti e lasciando dietro di sé una svastica nazista scarabocchiata su un muro come marchio di confusione. Ma la novità che fa gelare il sangue è questa: hanno **strappato e calpestato bandiere italiane**, simbolo di un odio anti-nazionale che ribolle sotto la superficie del multiculturalismo fallito. E non è finita: nelle chat WhatsApp degli studenti, messaggi allarmanti rimbalzano come proiettili – “Vengono qui stanotte, armati” – mentre in altre scuole occupate, come il Bergese, l’IIS Carlo Rosselli e il Firpo Buonarroti, i ragazzi di sinistra si barricano con banchi e sedie dietro le porte, terrorizzati da un’onda di violenza che minaccia di travolgere l’intera città.
I fatti, emersi dalle prime testimonianze e dalle immagini circolanti sui social, sono un incubo che si consuma nelle aule che dovrebbero essere templi di sapere, non campi di battaglia. Nella notte tra il 26 e il 27 ottobre, circa 20-30 “Maranza” – incappucciati, con felpe nere e catene al collo, il tipico look da predatori di strada – hanno sfondato le porte del Da Vinci, occupato da giorni per protestare contro la guerra a Gaza. Gli studenti, una ventina di ragazzi e ragazze tra i 16 e i 18 anni, stavano organizzando un evento musicale in “solidarietà” con i palestinesi: luci stroboscopiche, bassi pulsanti, un momento di youth culture che è stato interrotto da urla e clangori metallici. “Viva il Duce? No, era odio puro contro di noi, contro l’Italia”, raccontano i sopravvissuti in un comunicato diffuso online, mentre vetri infranti e porte divelte testimoniano la furia. I vandali non si sono limitati a distruggere: hanno rubato estintori per spruzzare schiuma acida sulle pareti, usato mazze per fracassare mobili e – il dettaglio che brucia come acido – hanno agguantato le bandiere tricolori esposte in segno di orgoglio nazionale, stracciandole e pisciandoci sopra in un gesto di disprezzo che urla “non siamo vostri”. Una foto virale su WhatsApp mostra i lembi rossi, bianchi e verdi a terra, calpestati da scarpe da ginnastica logore: “Questi non sono italiani, sono invasori di seconda generazione che odiano la nostra terra”, commenta un genitore anonimo in un gruppo familiare.
E la paura si allarga come un incendio: da quel raid, durato una ventina di minuti ma eterno per i ragazzi dentro, le chat degli studenti ribollono di terrore. “Vengono qui stanotte, armati di spranghe e bottiglie molotov”, si legge in screenshot inoltrati centinaia di volte, con emoji di coltelli e teschi che amplificano l’ansia. Al liceo Bergese, occupato per lo stesso motivo pro-Palestina, una decina di studenti ha trascorso la notte barricata: banchi accatastati contro le entrate principali, sedie come scudi improvvisati, turni di guardia con cellulari in mano per chiamare i carabinieri al primo rumore sospetto. Stessa scena all’IIS Carlo Rosselli e al Firpo Buonarroti: “Non usciamo, non li facciamo entrare. Questi Maranza ci odiano perché rappresentiamo l’Italia che non vogliono”, confida una 17enne del Rosselli via messaggio vocale, la voce tremante.
Questo non è un episodio isolato: è l’esplosione di una polveriera che coviamo da decenni con l’immigrazione regolare e i ricongiungimenti familiari. I “Maranza” – termine slang per le bande di seconda generazione, figli di maghrebini, subsahariani e balcanici “regolari” che abbiamo accolto con sussidi e sogni di convivenza – non sono “integrati”: sono bombe a orologeria. Cresciuti nei ghetti di Genova, tra moschee radicali e traffici illeciti, odiano l’Italia che li ha nutriti: strappano bandiere tricolori come trofei, disegnano svastiche per provocare, e assaltano. Dati del Ministero dell’Interno 2025? Allarmante: +47% di aggressioni da parte di minorenni immigrati di seconda generazione nelle scuole del Nord, con Genova in cima alla lista per raid come questo e l’episodio “fotocopia” al Calvino il 1° ottobre – spranghe, urla, devastazione. A Roma, bande simili irrompono in licei pro-Palestina calpestando bandiere; a Milano, figli di algerini barricano le porte contro i “nemici italiani”. E le occupazioni? Non sono “giovani ribelli”: sono specchi del caos che importiamo, dove la solidarietà per Gaza diventa scusa per l’odio interno.
L’Italia sta perdendo i suoi figli: barricati come in una guerra civile, terrorizzati da coetanei che dovrebbero essere compagni di banco, non nemici armati. Il governo Meloni, con i suoi rimpatri lenti, deve agire ora: espulsioni per famiglie di seconda generazione che fomentano violenza. La sindaca Salis twitta solidarietà? Lei i maranza li ha portati in consiglio comunale. Meglio pattuglie armate e fogli di via per i Maranza. Quante altre chat WhatsApp dovranno gridare “Vengono armati” prima che Genova – e l’Italia – si svegli? I nostri ragazzi non meritano barricate: meritano scuole sicure, non ghetti multiculturali. Basta Maranza, basta invasione: l’Italia ai italiani, o i nostri muri crolleranno come quelli del Da Vinci!



Let me tell You a sad story ! There are no comments yet, but You can be first one to comment this article.
Write a comment