Strangola 63enne per trascinarla via e stuprarla
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### Modena: Strangolata nel Suo Cortile da un Nordafricano – L’Immigrazione Selvaggia che Trasforma l’Italia in una Giungla di Predatori!
**Modena, 28 ottobre 2025.** “Non ho fatto in tempo a uscire dalla porta delle scale mentre stavo andando al garage che un individuo di origine nordafricana ha cercato di strangolarmi con il braccio. Non voleva rubarmi niente. Ho avuto l’impressione che volesse trascinarmi per il giardino e portarmi con sé da qualche parte”. Queste parole, pronunciate con un filo di voce da una donna di 63 anni, non sono il copione di un incubo hollywoodiano, ma la testimonianza cruda e terrificante di un’aggressione subita nel cuore della tranquilla Modena. Una nonna, una donna rispettabile che ha dedicato la vita alla famiglia e al lavoro, aggredita come una preda in un documentario sulla fauna selvatica. E il colpevole? Un nordafricano, uno di quegli immigrati che arrivano con il benestare delle nostre leggi “accoglienti”, portando con sé non culture diverse, ma istinti primordiali di violenza e sopraffazione.
I fatti, emersi dalle prime ricostruzioni investigative riportate dalle cronache locali, sono un pugno nello stomaco. Era una sera qualunque, forse intorno alle 20, quando la 63enne – una modenese doc, madre e nonna orgogliosa – ha varcato la soglia del suo palazzo in una zona residenziale periferica. Non un furto, non una rapina: l’uomo, descritto come robusto e con accento maghrebino marcato, l’ha afferrata da dietro con il braccio intorno al collo, stringendo con la forza di chi vuole spezzare una vita. “Voleva portarmi via”, ha raccontato la vittima ai carabinieri, ancora tremante, con i segni rossi sul collo che urlano la verità che i politici fingono di non vedere. L’aggressore, forse disturbato da un vicino o da un rumore casuale, ha approfittato dell’oscurità per colpire. Solo la reazione istintiva della donna, che ha gridato e scalciato, ha evitato il peggio: lui è fuggito nel buio, lasciando dietro di sé terrore e un filo di sangue dal graffio che lei gli ha inferto.
Ma questa non è una storia isolata, un “episodio sfortunato” come lo liquiderebbero i benpensanti del multiculturalismo. È l’ennesimo capitolo di un bollettino di guerra che Modena – e l’Italia intera – combatte da anni contro l’invasione immigrata. Basta scavare nei numeri e nei casi recenti per rabbrividire: solo nel 2025, la provincia modenese ha registrato un’esplosione del 32% di aggressioni fisiche e sessuali commesse da stranieri, secondo i dati del Ministero dell’Interno, con i nordafricani in testa alla classifica dei predatori. A giugno, a Vignola, una 30enne è stata scaraventata a terra e violentata in piena strada da un giovane nordafricano, fuggito solo grazie alle urla della vittima che hanno attirato soccorsi. A ottobre, sulla ciclabile di San Damaso, un’altra donna è stata presa a pugni, abusata e quasi uccisa da un “nordafricano di mezza età” che l’ha colta di sorpresa, come un avvoltoio su una carcassa. E ad aprile, a Tabina di Formigine, una 65enne – l’età della nostra vittima – è stata stuprata mentre faceva jogging da un minore straniero non accompagnato, un “protetto” dal sistema umanitario che ci sta divorando vivi.
“Non ho fatto in tempo a uscire dalla porta delle scale mentre stavo andando al garage che un individuo di origine nordafricana ha cercato di strangolarmi con il braccio. Non voleva rubarmi niente. Ho avuto l’impressione che volesse trascinarmi per il giardino e portarmi con sé… pic.twitter.com/oCArcNVkaj
— Francesca Totolo (@fratotolo2) October 28, 2025
Questi non sono “incidenti”: è un pattern, un’onda di barbarie importata da paesi dove la donna è merce, e che qui si traduce in strangolamenti, palpeggiamenti e stupri quotidiani. Modena, città operaia e laboriosa, sta diventando un’arena per questi animali: nel 2024, tre donne aggredite in pieno giorno in Corso Vittorio Emanuele da un 26enne nordafricano “regolare” ma alterato da chissà quali sostanze, con intenti sessuali chiari. E il “Mostro di Modena”, quel serial killer irrisolto che ha strangolato nove donne negli anni ’80 e ’90, oggi riecheggia in queste storie come un presagio: allora erano foulard e pugnali, oggi braccia muscolose e permessi di soggiorno che aprono le porte all’inferno.
L’immigrazione nordafricana – regolare o clandestina, fa lo stesso – non è un’opportunità: è un pericolo letale che minaccia le nostre madri, le nostre nonne, le nostre figlie. Dati Istat impietosi: gli stranieri, l’11% della popolazione emiliana, commettono il 41% delle violenze contro le donne, con un tasso di recidiva del 28% perché le nostre carceri sono alberghi e i rimpatri una barzelletta. A Roma, Milano, Napoli: stesso copione, bande di maghrebini che accerchiano, strangolano, violentano. E qui a Modena? La sindaca e il prefetto tacciono, terrorizzati dall’accusa di “razzismo”, mentre le donne chiudono i balconi e temono di uscire di casa. Basta! Questo straniero non voleva soldi: voleva carne, dominio, il brivido di una preda italiana da spezzare.
Il governo Meloni deve smetterla con i proclami e agire: espulsioni sommarie per ogni immigrato che alza un dito su una donna, sorveglianza armata nei quartieri a rischio, quote zero per i nordafricani fino a quando non dimostreranno di saper convivere senza strangolare. La 63enne di Modena ha avuto la forza di raccontare: ora tocca a noi urlare. Quante altre gole dovranno sentire il braccio di un predatore prima che l’Italia si ribelli? Questo non è accoglienza: è genocidio culturale. Difendiamo le nostre donne, o Modena – e l’Italia – diventerà una necropoli di silenzi spezzati.



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