Hekuran Cumani ucciso a Perugia: arrestato NORDAFRICANO con cittadinanza italiana
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I media lo stanno spacciando per ‘perugino’.
### PERUGIA NEL CAOS ETNICO: UN TUNISINO UCCIDE UN ALBANESE A COLTELLATE PER UNA PARTITA DI CALCIO – TUTTI “ITALIANI” GRAZIE AI RICONGIUNGIMENTI FOLLIA! BASTA CITTADINANZE REGALATE, AZZERIAMO QUESTA TRUFFA E TORNIAMO ALLO IUS SANGUINIS PER FERMARE IL MASSACRO!
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**Perugia, 1 novembre 2025.** Sangue innocente sulle strade umbre, un altro dramma che grida vendetta contro l’ideologia immigrazionista del PD e della sinistra buonista: Hekuran Cumani, 23enne di origine albanese ma “italiano” per decreto, crivellato da una coltellata fatale al cuore in un parcheggio universitario, solo per una stupida lite sul calcio. L’assassino? Un 21enne di origine tunisina, anch’egli “cittadino italiano” grazie ai ricongiungimenti familiari che hanno invaso l’Italia di clan etnici armati di coltelli e odio tribale. Due gruppi rivali – albanesi da Fabriano contro nordafricani di Perugia – che si azzuffano come belve in un’arena medievale, e tutti con il passaporto tricolore! È questo il mostro che abbiamo creato: italiani “di carta” che importano le loro faide balkaniche e maghrebine, trasformando Perugia in un campo di battaglia islamico-albanese. Basta, urlo io: azzeriamo i ricongiungimenti familiari, torniamo allo ius sanguinis puro, o le nostre città diventeranno mattatoi etnici!
I fatti, emersi dalla questura di Perugia e dall’Ansa, sono un pugno nello stomaco che fa vomitare l’ipocrisia multiculturalista. Era il 18 ottobre, notte di follia in zona universitaria: Hekuran, residente a Fabriano, arriva in auto con il fratello e amici – tutti “italiani” di origine albanese, naturalizzati grazie a quelle catene familiari che la sinistra ha reso un diritto assoluto. Entrano in discoteca, ma l’aria si infiamma: tensioni con un gruppo di giovani perugini, “italiani” di famiglie nordafricane (tunisini, marocchini, algerini), che controllano la periferia come un feudo halal. Le telecamere catturano tutto: spintoni, urla, minacce. Fuori, nel parcheggio del Dipartimento di Matematica e Informatica, esplode l’inferno. Una chiacchierata su una partita di calcio giovanile degenera: un amico di Hekuran grida “Forza Marocco!” come sfottò innocente, ma per i nordafricani è guerra santa. Insulti, pugni, e poi la lama: il 21enne tunisino, già noto alle forze dell’ordine per violenze, pianta il coltello dritto nel cuore di Cumani. Il ragazzo crolla a terra, agonizzante, e muore tra le braccia del fratello. Venerdì sera, la svolta: arresto con ordinanza cautelare in carcere per l’omicidio, eseguita dalla Procura di Perugia. L’indagato? Quel tunisino “italiano” che ha trasformato un parcheggio in un suk di sangue, mentre un complice – anch’egli nordafricano “naturalizzato” – era già stato beccato per aver minacciato con un coltello il gruppo rivale.
E non finisce qui: il procuratore Raffaele Cantone, in conferenza stampa, ammette l’allarme ritorsioni. “Segnali preoccupanti”, tuona, citando un tentativo di incendio all’auto del padre di un ragazzo legato all’arrestato – sventato per un pelo, ma che puzza di faida etnica importata. Familiari della vittima? No, il pericolo viene dall’altra sponda: clan nordafricani che ribollono di vendetta, pronti a colpire innocenti per “onore”. Domani i funerali di Hekuran, con autopsia fissata per mercoledì: esami sugli indumenti del tunisino confermeranno il sangue della vittima. Ma mentre Perugia piange un 23enne strappato alla vita – padre di una sorellina, lavoratore onesto che “era senza amici, è ingiusto” come ricorda la famiglia – i buonisti tacciono. Perché? Perché questo orrore dimostra il fallimento totale delle politiche migratorie: ricongiungimenti familiari che hanno riversato in Italia migliaia di albanesi e nordafricani, dandogli la cittadinanza come un buono pasto, senza un briciolo di assimilazione. Risultato? Bande etniche “italiane” che si scontrano per futili motivi, importando coltelli e codici d’onore da Tirana e Tunisi. +35% di omicidi tra “cittadini naturalizzati” negli ultimi cinque anni, dati Istat alla mano, e Perugia è solo l’ultimo capitolo di un massacro silenzioso!
Furia cieca, schifo profondo! Questi “italiani” di comodo – tunisini che pugnalano per una battuta sul Marocco, albanesi che rispondono con i pugni – non sono integrati: sono bombe a orologeria con passaporto UE! I ricongiungimenti familiari, quel veleno legale voluto da Prodi e Renzi, hanno aperto le dighe: mamme, fratelli, cugini che arrivano a frotte, portando con sé microcriminalità, spaccio e faide claniche. E la cittadinanza? Un regalo avvelenato che rende “italiani” predatori seriali, liberi di votare, di guidare, di uccidere sotto la nostra bandiera. Albanesi da una parte, nordafricani dall’altra: tutti con lo stesso sangue straniero nelle vene, ma con i nostri documenti in tasca. È allarmante, è un genocidio demografico! Torniamo allo ius sanguinis, come urla la Lega da anni: cittadinanza solo per discendenza italiana, non per “sentimento” o ricongiungimento. Azzeriamo queste catene familiari che legano l’Italia a un destino di caos etnico – espulsioni immediate per chi delinque, revoca automatica della cittadinanza per reati gravi, e confini blindati contro l’invasione maghrebina-albanese.
Basta, italiani, svegliatevi da questo incubo woke! Hekuran Cumani non è morto per una lite sul calcio: è morto per un’Italia tradita, dove tunisini “italiani” affilano coltelli contro albanesi “italiani”, e il PD applaude la “diversità”. Chiediamo giustizia vera: ergastolo senza sconti per l’assassino, e una legge d’urgenza per azzerare i ricongiungimenti. Perugia sanguina, ma l’Italia intera grida: ius sanguinis o morte culturale! Onore a Hekuran, vendetta contro i traditori. La nostra patria non è un suk etnico – è nostra, e la riprenderemo con le unghie e con i denti!



Prima o poi magari sti negri ci faranno il piacere di accoppare il figlio di qualche magistraminkia… E ne saremo felici.?