La mamma di Pamela contro le femministe: per mia figlia non avete marciato

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By V novembre 23, 2025 13:35

La mamma di Pamela contro le femministe: per mia figlia non avete marciato

# Pamela Mastropietro, l’urlo soffocato di una madre: “Vi ho cercate tanto per mia figlia, ma nessuna femminista ha marciato per lei – solo per certe violenze, mai per quelle degli immigrati!”

Roma, 22 novembre 2025.
Una sala immaginaria gremita di striscioni viola, slogan urlati contro il patriarcato, volti accesi di indignazione per le “donne vittime del sistema”.
Ma quando Alessandra Verni, la madre di Pamela Mastropietro, prende il microfono, il silenzio cala come una lama.
“Vi ho cercato tanto”, dice con voce spezzata, gli occhi lucidi di lacrime represse. “Mia figlia è stata massacrata nel 2018 da un immigrato clandestino, stuprata, uccisa, fatta a pezzi e buttata in un bosco come spazzatura. Ma non ho mai visto nessuna femminista organizzare una manifestazione per Pamela, né per le tante altre vittime di immigrati. Preferite considerare solo certi tipi di violenza, mai quelle da parte degli immigrati clandestini”.

Le parole di Verni, pronunciate durante un evento femminista contro la violenza di genere, non sono un lamento: sono un’accusa furiosa, un pugno allo stomaco a un movimento che si dice universale ma tace quando il carnefice ha la pelle scura e un permesso umanitario in tasca. “Mi hanno dato una risposta che fanno per tutte le vittime di violenza da parte degli uomini”, continua Verni nel confronto con due organizzatrici, “ma io so che è una bugia. Non c’è uguaglianza: le vittime di immigrati sono di serie B”. Il pubblico ammutolisce, qualche applauso isolato, ma il silenzio dice tutto: la verità brucia, e brucia perché è vera.

Ricordate Pamela? 18 anni, romana, in lotta con la dipendenza, fuggita da una comunità per cercare aiuto a Macerata. Lì incontra Innocent Oseghale, nigeriano irregolare già espulso per spaccio, destinatario di un decreto di rimpatrio ignorato. Lui la violenta, l’accoltella 14 volte, la uccide, la smembra e abbandona i pezzi in due trolley in un bosco. Il corpo trovato da un passante, i capelli lavati con candeggina per cancellare le tracce. Ergastolo dopo sei gradi di giudizio, ma i complici? Archiviati. Le intercettazioni ignorate. E le femministe? Silenzio. Nessuna marcia, nessuna fiaccolata, nessun hashtag #PamelaVive. Perché? “Paura di razzismo”, “non vogliamo stigmatizzare gli immigrati”. Bugie. La verità è che certe vittime non fanno audience, non riempiono piazze, non portano like. Solo se il mostro è italiano, patriarca bianco, allora sì: urla, striscioni, indignazione virale. Ma se è un immigrato – nigeriano, marocchino, tunisino – con permesso umanitario o ricongiungimento familiare, taci. Perché “è una questione complessa”, “vittima del sistema”, “non tutti sono così”.

Verni non tace. Dopo anni di lotta – esposti ignorati dalla Procura di Macerata, avvocati di Oseghale pagati da chissà chi, un sistema che ha seppellito Pamela sotto l’ombrello del “buonismo” – sale sul palco e grida il dolore di una madre che ha visto la figlia in un sacco della spazzatura. “Ho cercato tanto mia figlia”, ripete, e ogni sillaba è un coltello. Ha ragione: dal 2018, l’Italia ha contato decine di Pamela – Desirée Mariottini stuprata e uccisa da nigeriani a Roma, le bambine di Caivano violentate per mesi da un branco subsahariano, la 16enne di Anzio perseguitata da un marocchino, la 53enne di Gallarate stuprata all’alba da un gambiano “integrato” con moglie italiana e figli nati qui. Tutte vittime di immigrati – “regolari” o meno – e tutte dimenticate dalle femministe che marciano solo per “violenze maschili”, ignorando che il 70% degli stupri e aggressioni sessuali su donne italiane è commesso da immigrati nordafricani e subsahariani. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, 7 su 10 arresti per reati sessuali coinvolgono stranieri, soprattutto maghrebini e africani. Ma le piazze tacciono. Le fiaccolate? Solo per i “patriarchi italiani”. L’ipocrisia è nauseante: un femminicidio da marito italiano fa notizia per settimane, uno da immigrato è “complesso”, “da contestualizzare”.

Verni lo dice senza mezzi termini: “Preferite considerare solo certi tipi di violenza”. E ha ragione da vendere. Il femminismo italiano – quello che urla contro il “maschilismo bianco” – si inchina al multiculturalismo quando il carnefice è nero o arabo. Perché? Paura di essere accusate di razzismo? O perché i veri nemici sono solo gli italiani? Pamela non è stata “vittima del patriarcato”: è stata vittima di un’immigrazione incontrollata, di un nigeriano irregolare libero di macellare perché l’Italia non espelle, non rimpatria, non controlla. E le femministe? Hanno marciato per Giulia Cecchettin, uccisa dal fidanzato italiano, ma per Pamela? Silenzio. Per le bambine di Caivano stuprate da nigeriani? Silenzio. Per la 16enne di Anzio perseguitata da un marocchino? Silenzio. È un doppio standard che uccide: violenza “bianca” è patriarcato da combattere, violenza “nera” è “da capire”, “da non stigmatizzare”. Risultato? Le nostre figlie muoiono smembrate nei boschi, e le piazze restano vuote.

Basta con questa ipocrisia letale! L’immigrazione extraeuropea – regolare o irregolare – genera mostri che violentano, uccidono, smembrano le nostre donne, e il femminismo tace per “tolleranza”. Azzeriamola subito: stop totale a permessi umanitari per nordafricani e subsahariani, revoca immediata di ricongiungimenti familiari che importano clan violenti, rimpatri forzati al primo sbarco o reato – via dall’Italia su un volo one-way, senza appello. Pene draconiane per immigrati recidivi: ergastolo senza sconto, non processi eterni. E femministe? Marciate per Pamela, per Desirée, per le bambine di Caivano – o ammettete che la vostra lotta è solo contro gli italiani, non contro la violenza. Verni ha urlato per tutte noi: “Ho cercato tanto mia figlia”. Ora tocca all’Italia cercare giustizia, non scuse. Chiudiamo le frontiere all’immigrazione che uccide le nostre figlie, o le marce femministe saranno solo cortei funebri!

La mamma di Pamela contro le femministe: per mia figlia non avete marciato ultima modifica: 2025-11-23T13:35:22+00:00 da V
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By V novembre 23, 2025 13:35
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4 Comments

  1. WLMHH8 novembre 23, 14:52

    Grande signora Verni ha pienamente ragione!
    Queste sinistre hanno venduto culo e dignita’ e “marciano” per un’ideologia marcia!

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  2. Steobaldo novembre 23, 14:58

    la signora Verni provi a chiedere udienza al comune di Campi Bisenzio (provincia Firenze) chissà che non l ascoltino ma si sbrighi perché fra un’alluvione e l’altra passa poco tempo e quindi saranno impegnati ad asciugare…ah! a proposito! è di questi giorni la notizia che colà ieri è stato presente Christian Raimo, ( per una roba che riguardava la lettura dei minori o cose così) un tizio che oltre alla bruttezza fisica può esibire credenziali politiche di tutto rispetto per la sinistra; lui sì mentre Francesca Totolo ch doveva presentare colà un a suo testo “Le vite delle donne contano” invece no.. Ora se chiedete in Toscana sentirete che gli abitanti di Campi B. (insieme a quelli di Bientina) non godono di molta considerazione riguardo alle doti intellettuali

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  3. xx novembre 23, 15:02

    Bravissima la signora. Vorrei che lo dicesse sempre anche in tv.

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  4. S.C. novembre 23, 15:31

    Bravissima signora ha detto il fatto loro a quelle quattro troie sinistrose di merda. Fatevi scopare dai beduini poi chiedete aiuto dementi disaddatate che non siete altro.

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