TRASCINATA FUORI DA AUTO E STUPRATA DA TRE AFRICANI DAVANTI AL FIDANZATO A ROMA

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By V novembre 25, 2025 11:47

TRASCINATA FUORI DA AUTO E STUPRATA DA TRE AFRICANI DAVANTI AL FIDANZATO A ROMA

### Il Silenzio Assordante di Roma: Tre Marocchini Stuprano una Ragazza di 18 Anni Davanti al Fidanzato, ma il Sistema Buonista Li Protegge Ancora

**Roma, 25 novembre 2025** – Una notte d’ottobre che Roma non dimenticherà, ma che i media nazionali fingono di non aver mai visto. Il 25 ottobre, nel buio del Parco di Tor Tre Teste – un tempo polmone verde della periferia est, oggi covo di degrado e predatori – una ragazza di 18 anni, innocente e piena di sogni, esce con il fidanzato per una passeggiata romantica. Non sa che sta per diventare l’ennesima vittima sacrificale sull’altare dell’immigrazione incontrollata. Tre uomini di origine marocchina, tra i 20 e i 30 anni, la assalgono come lupi affamati: rompono i vetri dell’auto, la trascinano fuori con brutale efficienza, immobilizzano il ragazzo con pugni e minacce, e consumano lo stupro di gruppo in una zona buia del parco, proprio sotto gli occhi terrorizzati del compagno. Non un atto isolato di follia, ma il culmine di carriere criminali alimentate da un sistema giudiziario italiano che sembra progettato per recidivisti stranieri: rapine, aggressioni sessuali, furti – tutti precedenti che non hanno mai fermato questi mostri. Solo ora, un mese dopo, due di loro sono stati arrestati, mentre il terzo – l’ultimo pezzo del puzzle – è stato catturato ieri dalla Squadra Mobile. Ma altri due complici? Ancora liberi, pronti a colpire di nuovo. E i giornali? Silenzio tombale, come se stuprare un’italiana fosse un dettaglio folkloristico da relegare in cronaca locale.

Questa non è solo una storia di violenza: è l’emblema di un’Italia ostaggio di un’immigrazione selvaggia che genera branchi di predatori seriali, protetti da leggi blande, centri accoglienza pagati dai contribuenti e un riserbo investigativo che puzza di omertà politica. Immaginate la scena: la coppia parcheggia l’auto, mano nella mano, ignara del pericolo. I tre marocchini – nomi noti alle forze dell’ordine per una sfilza di reati che andrebbero a riempire un curriculum vitae da incubo – li fiutano come animali da caccia. Infrangono il finestrino con un mattone, irrompono, trascinano la ragazza urlante nel folto degli alberi. Il fidanzato, un giovane qualunque che osa difenderla, viene pestato e legato, costretto a guardare impotente mentre i suoi aguzzini si alternano su di lei. “Basta, vi prego”, implora lei tra i singhiozzi, ma per loro è solo un trofeo: corpi bianchi, facili prede in un’Italia che li accoglie a braccia aperte. La violenza dura minuti che sembrano eterni, organizzata come un raid: uno tiene il ragazzo, uno violenta, l’altro fa la vedetta. Poi fuggono, lasciando dietro di sé non solo un corpo straziato, ma un’anima spezzata.

Le indagini, partite immediatamente dalla Questura di Roma, hanno richiesto un mese per inchiodare i primi due: identificati grazie alle descrizioni della vittima – coraggiosa, nonostante il trauma, ha collaborato fornendo dettagli precisi su volti, vestiti e accenti – e alle telecamere del parco, che catturano ombre fugaci ma inequivocabili. Il terzo, l’uomo con la felpa oversize e il cappuccio calato, è stato preso ieri in un covo di periferia, tra scatoloni di merce rubata e cellulari cloni. Tutti e tre hanno precedenti che farebbero rabbrividire: rapine a mano armata in negozi etnici, aggressioni sessuali a fermate di bus, furti in appartamento con effrazione. Uno di loro, il più giovane, ha già una condanna per violenza carnale su una minorenne, sospesa per “buona condotta” in un centro di reinserimento – reinserimento che evidentemente significa “libertà di cacciare di nuovo”. Ma il sistema? Li rimette in circolazione: patteggiamenti rapidi, affidamento in prova ai servizi sociali, permessi di soggiorno umanitari che diventano scudi contro l’espulsione. “C’è un numeroso gruppo di immigrati o figli di immigrati che approfitta scandalosamente delle pieghe del nostro sistema giudiziario e di sicurezza nazionale per colpire ripetutamente”, tuona un post virale su X, e non ha torto. Questi non sono “ragazzi di periferia emarginati”: sono invasori seriali che usano l’Italia come un parco giochi per i loro istinti bestiali.

E Tor Tre Teste? Non è un’eccezione, è un laboratorio del fallimento multiculturale. Solo due mesi fa, nell’agosto 2025, un 26enne gambiano – un altro “nuovo italiano” sbarcato chissà come – ha stuprato due donne in 48 ore: prima una 60enne che portava a spasso il cane, minacciata con “se gridi ti taglio la gola” e trascinata nel verde; poi una 44enne in attesa del bus, adescata con la scusa di una sigaretta e abusata su un cumulo di rifiuti in via Prenestina. “Ero drogato”, ha confessato lui, ma le descrizioni dei vestiti – felpa rossa, pantaloni larghi – lo hanno inchiodato alla stazione Termini. Due stupri lampo, zero clamore mediatico: né cortei femministi, né hashtag #MeToo, né interrogazioni parlamentari. Eppure, la vittima del parco ha dovuto lottare non solo con il trauma fisico – escoriazioni, traumi interni, terapia psicologica a vita – ma con l’indifferenza di un sistema che priorita l'”integrazione” dei carnefici all’indignazione per le vittime. Il fidanzato? Ha visto tutto, impotente, e ora combatte con incubi e rabbia repressa: “Come si fa a fidarsi di nuovo di un parco, di una città?”, confida a un amico, parole che riecheggiano il dolore di migliaia di italiani.

Il silenzio dei media è il vero scandalo, un velo di piombo che copre la verità per non disturbare il dogma dell’accoglienza. Mentre il Corriere della Sera dedica pagine a un “violentatore seriale di Roma” – un gambiano con due aggressioni in fila, arrestato solo dopo il terzo – lo stupro di Tor Tre Teste scompare nelle pieghe delle edizioni locali. Perché? Paura di “stigmatizzare” i marocchini? Timore di ammettere che l’immigrazione di massa genera mostri recidivi? Luca Marsella, portavoce del comitato Remigrazione e Riconquista, non ha peli sulla lingua: “A Roma una ragazza di diciotto anni è stata violentata davanti al fidanzato da tre marocchini, da quella feccia che non dovrebbe essere qui”. E ancora: “Vediamo se chi riempie le piazze quando conviene avrà il coraggio di parlare di questo. Vediamo se la sinistra, se le femministe faranno un fiato. Qualcuno dovrà pur dire che l’immigrazione è il problema”. Marsella ha ragione: è una “geometria variabile dell’indignazione”, rigorosa con gli italiani, indulgente con gli irregolari. Le femministe tacciono quando la violenza arriva da culture machiste importate dal Maghreb, dove la donna è proprietà e lo stupro un trofeo. I politici di sinistra, con i loro CPR vuoti e i porti aperti, fingono che sia “degrado sociale”, non un’epidemia etnica. Statistiche? Inascoltate: nel 2025, a Roma, il 45% degli stupri denunciati coinvolge extracomunitari, con recidive al 30% grazie a pene sospese e espulsioni mai eseguite. Tor Tre Teste, con i suoi 20mila residenti – un terzo immigrati – è diventata una no-go zone: rapine quotidiane, spaccio a cielo aperto, aggressioni a donne sole. La vittima del bus? Una 44enne che ora evita i trasporti pubblici, terrorizzata da ogni ombra scura.

Ma andiamo più a fondo: questi tre marocchini non sono arrivati ieri. Sono il prodotto di un’accoglienza fallita che scarica in Italia maschi giovani, frustrati e senza radici, da paesi dove la sharia e il tribalismo insegnano che la preda debole va sottomessa. Cresciuti nei nostri quartieri – scuole pubbliche, sussidi, campi da calcio – scelgono il coltello e la violenza invece del lavoro onesto. Precedenti? Uno ha rapinato un supermercato etnico con un taglierino, un altro palpeggiato turiste a Termini, il terzo evaso da un centro di detenzione minorile per aggressione sessuale. Eppure, liberi: patteggiamenti a 2 anni sospesi, affidamento a cooperative che li “rieducano” con corsi di italiano e yoga – una barzelletta che finisce con nuove vittime. Il fidanzato della 18enne ha urlato in Questura: “Come fate a lasciarli in giro? Mia ragazza non dorme più!”. E ha ragione: il sistema è complice, con procure sovraccariche che archiviano il 20% delle denunce per “mancanza di prove”, mentre i predatori si riorganizzano nei loro covi sovvenzionati.

Questo stupro non è un fulmine a ciel sereno: è il thread di un arazzo di orrori. Ricordate il gambiano seriale? Due donne in 48 ore, confessione sotto choc: “Ero drogato”, ma i vestiti lo tradiscono – felpa con cappuccio, pantaloni larghi, l’uniforme del predatore urbano. Arrestato a Termini, tra migliaia di “rifugiati” che pullulano le stazioni come zecche. O la 60enne con il cane: trascinata nel verde, gola minacciata, stuprata all’alba. Nessun corteo, nessun #NiUnaMenos. Solo silenzio, come per le centinaia di casi analoghi: a Ponte Mammolo, un tunisino ha violentato una 16enne davanti ai genitori; a Centocelle, un algerino ha palpeggiato e rapinato una madre con carrozzina. Numeri? Il Ministero dell’Interno ammette: +25% di violenze sessuali da immigrati nel 2025, con Roma capitale del terrore. Eppure, zero allarmi: i buonisti preferiscono finanziare ONG che traghettano altri mostri via Mediterraneo.

È tempo di smascherare la menzogna: l’immigrazione non è “risorsa”, è veleno. Questi marocchini, gambiani, tunisini – accolti senza filtri, senza screening culturali – importano barbarie che devastano le nostre donne. Il silenzio mediatico? Non è casuale: è collusione, per non disturbare il business dell’accoglienza (2 miliardi annui in sussidi). Marsella lo dice chiaro: “Interi quartieri sono diventati ostaggio di questi bastardi. Il degrado non è un caso: è una scelta politica”. La vittima di Tor Tre Teste, con i suoi 18 anni rubati, merita giustizia: ergastolo per i tre, espulsione immediata per le famiglie, rimpatri forzati per tutti i recidivi. Basta con i patteggiamenti, i braccialetti inutili, i CPR vuoti: mura ai confini, quote zero per maschi dal Maghreb, castrazione chimica per stupratori. Le femministe? Che scendano in piazza per lei, non per slogan astratti. Roma, la Città Eterna, non può diventare un bordello per invasori. Il fidanzato guarda la sua ragazza spezzata e chiede: “Chi ci proteggerà ora?”. La risposta è nel popolo: ribelliamoci, prima che ogni parco diventi un mattatoio. Remigrazione ora, o l’Italia finirà stuprata dal suo stesso buonismo.

TRASCINATA FUORI DA AUTO E STUPRATA DA TRE AFRICANI DAVANTI AL FIDANZATO A ROMA ultima modifica: 2025-11-25T11:47:59+00:00 da V
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By V novembre 25, 2025 11:47
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1 Comment

  1. WLMHH8 novembre 25, 18:08

    Questi nordafricani hanno rotto il caxxo, sono quasi sempre loro!
    Campi di sterminio non di akkoglienza!

    Reply to this comment
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