Africani la violentano davanti al fidanzato ma per i media l’emergenza è una scritta sul muro
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### Violentata Davanti al Fidanzato – Ma per i Media più Importante la Scritta sul Muro
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Roma, notte del 25 ottobre 2025.
Parco di Tor Tre Teste, periferia est degradata, un luogo che dovrebbe essere romantico per una coppia giovane.
Lei, una ragazza italiana di 19 anni, piena di sogni e innocenza; lui, il fidanzato di 24 anni, un ragazzo qualunque.
Parcheggiano l’auto per un momento intimo.
Tre marocchini, tra i 20 e i 30 anni – recidivi, con precedenti per rapine armate, aggressioni sessuali e furti – vedono la preda.
Rompono il finestrino con un mattone, irrompono dentro, trascinano lei fuori urlando “Vieni con me o ti ammazzo!”, mentre lui viene picchiato e legato per costringerlo a guardare.
Nel buio del parco, la stuprano a turno: uno la tiene ferma, un altro fa la vedetta, mentre la violentano come animali, ignorando le sue suppliche tra i singhiozzi – “Basta, vi prego”.
Ore di orrore: morsi, lividi, traumi interni che la manderanno in terapia per la vita.
Lui, impotente, legato e massacrato, resta con incubi eterni: “Come si fa a fidarsi di nuovo di un parco, di una città?”.
I mostri fuggono, lasciando la ragazza semi-nuda e sanguinante.
Arresti: tre fermati il 25 novembre dalla Squadra Mobile, due complici ancora in fuga – uno tinto biondo, l’altro dileguato a Verona. DNA non combacia del tutto, caccia al branco al completo.
Un incubo reale, brutale, che ha distrutto due vite italiane.
E i grandi media nazionali?
Tre righe in cronaca, zero indignazione, zero fiaccolate, zero #MeToo.
La vittima? Ridotta a una nota a piè di pagina, mentre il fidanzato tace per vergogna.
Ma nello stesso periodo, al Liceo Giulio Cesare – un istituto nel quartiere Trieste, non lontano da Tor Tre Teste – compare nei bagni una “lista stupri”: un elenco con pennarello rosso di una decina di nomi di studentesse, etichettato come “Lista stupri”.
Una porcheria vandalica e ottusa, segnalata dal collettivo studentesco “Zero Alibi” dopo che erano stati strappati cartelli contro la violenza di genere. Non è da escludere abbiano fatto tutto loro.
E boom: Repubblica, Corriere, La Stampa, tutti in prima linea.
Servizi speciali, talk show, editoriali furiosi: «Scritta sessista», «Odio maschilista», «Serve educazione sessuale e affettiva nelle scuole».
La preside parla di “ottusi graffiti vandalici”, il collettivo organizza assemblee, il Ministro dell’Istruzione twitta sdegno, psicologi come Paolo Crepet pontificano su “scuola e famiglie che educano al rispetto”.
La lista con pennarello diventa emergenza nazionale per giorni, con titoli che urlano «Misoginia al liceo: la violenza che non passa».
Ricapitoliamo questa farsa schifosa:
– Uno stupro di gruppo reale, selvaggio, commesso da tre marocchini recidivi (protetti da patteggiamenti lampo e permessi umanitari che bloccano le espulsioni): tre righe, archiviato.
– Una lista vandalica con nomi di ragazze su un muro di bagno scolastico: prima pagina, indignazione collettiva, corsi di “educazione affettiva” per i poveri adolescenti italiani.
Questa è la putrida gerarchia dei media italiani del 2025:
una porcheria scritta con un pennarello vale più di una ragazza italiana stuprata per ore davanti al fidanzato.
La lista è «sistema», «crisi educativa», «lotta al patriarcato nostrano».
Lo stupro è solo «fatto isolato», da minimizzare per non «stigmatizzare» i marocchini che, secondo i dati Viminale 2025, commettono il 45% degli stupri a Roma (con recidiva al 30% grazie a sentenze sospese).
Aumento del 25% nelle violenze sessuali da immigrati, e loro? Preferiscono parlare di “liste stupri” scolastiche per colpevolizzare i maschi italiani terrorizzati.
Perché?
Perché la lista non ha passaporto straniero.
La lista serve a colpire i “cattivi” autoctoni, a spingere per più lezioni di genere, più sensibilizzazione, più “integrazione” fallita.
Lo stupro invece ha nomi e volti: tre marocchini con curriculum da incubo – rapine in negozi etnici, aggressioni a fermate bus, violenza carnale su una minore con pena sospesa per “buona condotta”.
E questo non si tocca.
Ammettere che Tor Tre Teste è diventata una favela vera – con spacciatori nordafricani e predatori che vedono le donne italiane come trofei – significherebbe chiudere i rubinetti dell’immigrazione: ricongiungimenti infiniti, decreti flussi, sbarchi via Lampedusa.
Vergogna cosmica.
Vergogna ai pennivendoli che trasformano una vittima in statistica e una bomboletta in mostro morale.
Vergogna alle femministe che riempiono piazze per una lista scolastica ma tacciono per una 19enne marocchinata davanti al fidanzato.
Vergogna a chi usa la parola «stupri» per fare titoloni su bagni liceali ma non per denunciare che le vere liste di stupri le scrivono gli immigrati, con sangue e traumi inclusi.
Tor Tre Teste non ha bisogno di “educazione sessuale”: ha bisogno di rimpatri.
Quei tre marocchini? Aerei per Casablanca, non celle con TV e avvocati gratis.
E due complici liberi? Catturateli, espelleteli, blindate il parco.
Noi italiani abbiamo bisogno di media onesti, non di eufemismi che ci rendono complici.
Quella ragazza non è una lista effimera: è carne viva, urla reali, un futuro rubato.
Merita titoloni, non un muro imbrattato.
Altrimenti, la prossima “lista” sarà Roma intera, e la prossima vittima sarai tu.



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