Torino, vietata la manifestazione contro l’immigrazione per non turbare gli spacciatori
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Torino, 2 dicembre 2025.
Doveva tenersi sabato 6 dicembre al Castello del Valentino una manifestazione pacifica, autorizzata, di cittadini italiani che volevano semplicemente dire: «Questa è casa nostra».
Titolo: «L’Italia agli italiani – Basta immigrazione incontrollata».
Organizzatore: Frank Mascia, volto noto della destra patriottica torinese.
Partecipanti previsti: qualche centinaio di persone normali, famiglie, lavoratori, studenti.
Bandiere tricolori, megafono, striscioni.
Niente spranghe, niente caschi, niente black bloc.
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Risultato? La Questura di Torino l’ha VIETATA.
Motivazione ufficiale: «Pericolo per l’ordine pubblico».
Tradotto dal burocratese: «Se lasciamo parlare gli italiani, poi qualcuno si arrabbia e spacca tutto».
E chi si arrabbia? I soliti noti: centri sociali, collettivi studenteschi, associazioni islamiche, la galassia rossa e nero-verde che da anni occupa le piazze torinesi senza che nessuno osi dire bah.
Scrive Sirna in un documento datato 1 dicembre: “Masciandaro ha recentemente pubblicato video in cui commentava episodi che riguardavano azioni delittuose commesse da stranieri, sostenendo la necessità di organizzare ronde per reprimere il fenomeno. Nonostante il sequestro in atto, un altro profilo Instagram a lui riconducibile ha continuato a pubblicizzare la manifestazione”.
Facendo riferimento all’inchiesta, il questore ricorda le iniziative organizzate in passato dai Patrioti Italiani, sfociate in ronde documentate sui social. Aggiunge: “La tematica trattata può ingenerare disaccordi tali da determinare criticità per l’ordine e la sicurezza pubblica. Se dovesse richiamare un numero considerevole di partecipanti, questo comporterebbe uno scenario ad alto rischio per l’incolumità, con gravi ripercussioni sull’ordine”.
La tematica trattata può ingenerare disaccordi tali da determinare criticità per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Quindi ricapitoliamo:
– Se vuoi manifestare contro l’immigrazione che porta stupri, rapine e baby gang: NO, troppo pericoloso.
– Se vuoi bloccare la città urlando «Intifada» e «From the river to the sea»: SÌ, prego, largo.
– Se vuoi pregare in mezzo alla strada bloccando il traffico con tappeti e megafoni: SÌ, è «espressione di culto».
– Se vuoi dire che l’Italia deve tornare agli italiani: NO, sei «fascista» e «istigatore d’odio».
Questa non è una decisione di ordine pubblico.
È un atto politico di censura pura.
È lo Stato italiano che ha paura dei suoi stessi cittadini e si piega alla minaccia della violenza di sinistra e islamista.
È il prefetto che sceglie di proteggere gli aggressori invece dei manifestanti pacifici.
È la resa definitiva: Torino non è più una città italiana, è una zona franca dove chi ama il proprio Paese deve stare zitto o essere messo a tacere.
E Frank Mascia? L’uomo che ha osato chiedere una piazza per dire cose che il 70% degli italiani pensa in silenzio?
Gli hanno negato il diritto costituzionale di manifestare (art. 17 della Costituzione, per chi se lo fosse dimenticato).
Perché a Torino, oggi, è più sicuro far parlare chi brucia le bandiere israeliane che chi difende quelle italiane.
Vergogna.
Vergogna alla Questura che si nasconde dietro la «sicurezza» per fare politica.
Vergogna al sindaco Lo Russo e alla sua giunta PD che applaudono in silenzio.
Vergogna ai media che parleranno di «manifestazione di estrema destra annullata» invece di «diritti calpestati».
Vergogna a chi ancora vota per chi ha trasformato l’Italia in un Paese dove dire «prima gli italiani» è reato di pensiero.
Torino non è caduta in mano ai delinquenti.
È caduta in mano a chi ha paura di chi li denuncia.
Ma non finisce qui.
Se ci negano le piazze, le prenderemo lo stesso.
Se ci vietano di parlare, urleremo più forte.
Perché non siamo fascisti: siamo italiani.
E nessuno ci toglierà mai la voce.
Nemmeno con un divieto di polizia.



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