La figlia meticcia esulta per la morte del padre: “Un uomo bianco in meno”

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I vostri figli meticci vi odiano. Sono sempre stati i meticci che odiando se stessi odiano la società che li ospita.

"Mio padre è bianco, non c'è niente che posso fare contro questo"

"Capisco, anche il mio era bianco. Ho applaudito alla sua morte, era un uomo bianco in meno” pic.twitter.com/Mv8KJxNXSw

— Francesca Totolo (@fratotolo2) December 31, 2025

### L’odio razzista contro i maschi bianchi: quando applaudire la morte di un padre diventa “progressismo”

Un video che circola su X, condiviso dall’account @fratotolo2 il 31 dicembre 2025, sta suscitando indignazione e raccogliendo migliaia di visualizzazioni. Nel filmato, durante quella che sembra una manifestazione o un incontro pubblico di attiviste woke, una giovane donna confessa con tono rassegnato: “Mio padre è bianco, non c’è niente che posso fare contro questo”.

La risposta della compagna al suo fianco è agghiacciante: “Capisco, anche il mio era bianco. Ho applaudito alla sua morte, era un uomo bianco in meno”.

La scena, catturata in un breve clip di circa un minuto, mostra le due donne – apparentemente di origini asiatiche o miste – che ridono e annuiscono, come se si trattasse di una battuta innocua o di una condivisione “liberatoria”. Ma non lo è. Si tratta di puro odio razziale, diretto contro i maschi bianchi, espresso senza alcun pudore e apparentemente normalizzato in certi ambienti ideologici estremi.

Questo episodio non è isolato, ma rappresenta l’estremizzazione di un fenomeno sempre più diffuso: l’anti-bianco razzismo mascherato da “lotta al privilegio” o “decolonizzazione”. Negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa occidentale, correnti radicali del progressismo hanno demonizzato la “bianchitudine” (whiteness) come fonte di tutti i mali sociali, arrivando a teorizzare che esista un “privilegio bianco” intrinseco e irreparabile, indipendentemente dalle azioni individuali.

Quando questo odio teorico diventa personale – fino a celebrare la morte di un genitore solo per il colore della sua pelle – si supera ogni limite di decenza umana. Immaginate invertire i ruoli: se una persona bianca dicesse di aver applaudito alla morte di un padre nero “perché era un uomo nero in meno”, verrebbe immediatamente condannata come razzista, perderebbe il lavoro, verrebbe cancellata dai social e probabilmente indagata per incitamento all’odio. Giustamente.

Ma quando l’odio è diretto contro i bianchi, soprattutto maschi, spesso passa inosservato o viene minimizzato come “punch down” o “satira contro il potere”. È l’ipocrisia del razzismo selettivo: una forma di discriminazione tollerata solo perché colpisce la categoria demografica “sbagliata”.

Questo video arriva in un momento in cui casi simili si moltiplicano. Ricordiamo le polemiche su frasi come “abolish whiteness” in certi circoli accademici, o le campagne che dipingono i maschi bianchi come “tossici” per definizione. È un razzismo istituzionalizzato che avvelena il dibattito pubblico, divide le società e alimenta risentimenti reciproci.

Non si tratta di negare ingiustizie storiche o di opporsi alla vera lotta contro il razzismo. Si tratta di condannare ogni forma di odio basato sulla razza, senza eccezioni. Applaudire la morte di qualcuno solo perché bianco è disgustoso, disumano e pericoloso. È tempo di dire basta a questa deriva ideologica che, invece di unire, semina solo veleno.

Se ambienti “progressisti” normalizzano simili dichiarazioni, non stanno lottando per l’uguaglianza: stanno alimentando un nuovo razzismo, altrettanto odioso di quelli del passato. La vera inclusione passa dal rifiuto di ogni discriminazione, da qualunque parte provenga. Altrimenti, rischiamo di sostituire un’ingiustizia con un’altra, perpetuando un ciclo infinito di odio.