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MILANO SOTTO ATTACCO: IMMIGRATI DI SECONDA GENERAZIONE SEMINANO IL TERRORE!

Milano, città una volta simbolo di cultura e bellezza, ora ridotta a campo di battaglia per i soliti immigrati di seconda generazione. Il 27 ottobre, nel cuore del Giambellino, un’orda di questi giovani delinquenti ha scatenato un raid brutale al campetto da basket di via degli Anemoni. Dieci contro sette, non un combattimento leale ma un’aggressione in piena regola con spintoni, calci e pugni, tutto per rubare miseramente un paio di monopattini e un cappellino.

Tre mesi dopo questo atto di vigliaccheria e violenza, che ha lasciato uno dei ragazzi con una frattura al piede e una prognosi di trenta giorni, e i suoi amici con lividi e contusioni, la polizia di Lorenteggio, sotto la guida del dirigente Paolo Catenaro, ha finalmente chiuso il cerchio. Ma cosa abbiamo ottenuto? Solo quattro minorenni, età tra i 15 e 17 anni, figli di genitori albanesi, marocchini e romeni, sono stati messi sotto misura cautelare di permanenza in casa. È questa la giustizia per chi ha reso la nostra città un luogo di paura?

Questi giovani, cresciuti tra noi, hanno dimostrato di non avere alcun rispetto per la nostra società. Hanno anche avuto l’audacia di minacciare le loro vittime per far ritirare le denunce, un comportamento che grida vendetta. Ma grazie alle indagini, basate sulle coraggiose denunce delle vittime, gli agenti hanno potuto recuperare i monopattini rubati, restituendoli ai loro legittimi proprietari.

Tuttavia, uno dei colpevoli è ancora latitante all’estero, segno della nostra incapacità di tenere sotto controllo questi individui. È chiaro che il nostro sistema di giustizia è troppo morbido, che l’integrazione è fallita e che questi immigrati di seconda generazione stanno diventando una minaccia sempre più evidente per la nostra sicurezza.

Basta con queste misure tenere! È tempo di alzare la guardia, di rivedere le politiche di immigrazione e di applicare leggi che proteggano veramente i cittadini italiani. Milano, e tutta l’Italia, non può essere ostaggio di questa nuova ondata di criminalità giovanile.