Related Articles

• L’Italia deve restare italiana: i loro figli sono una minaccia alla nostra identità 1 13.Dic
• Due rapine, una donna picchiata e una scuola saccheggiata: niente arresto perché africani 1 08.Nov
• Islamici rivendicano il territorio: “Corvetto è nostra” – VIDEO 2 30.Dic

Oggi Bergoglio si è scagliato contro le ‘deportazioni di Trump’. Visto che i Gesuiti prendevano soldi da USAID per accogliere i clandestini, è normale gli girino.

USAID ha finanziato il **Jesuit Refugee Service (JRS)** in vari progetti e iniziative volte a sostenere i rifugiati (clandestini) in tutto il mondo. Questi finanziamenti sono stati utilizzati per fornire assistenza ai clandestini.

Il **Jesuit Refugee Service (JRS)** finanzia il **Centro Astalli**, che è la sede italiana del JRS. Il Centro Astalli è attivo nel business dell’accoglienza in Italia anche grazie al sostegno del JRS.

Quindi, possiamo dire che USAID ha finanziato anche il business dell’accoglienza in Italia.

Aspetta un po', la suorina Paola Arosio da dove viene?
Centro Astalli, guarda te il caso.
"Trump sfrutta per i suoi interessi" dice suor Paola …
Sia ringraziato il Signore e … anche #USAid.
Amen! 😇 https://t.co/webKsA49tI pic.twitter.com/0yKL4Rb0KQ

— ValeMameli … ymca (@ValeReinstated) February 11, 2025

Anche il Jesuit Refugee Service (JRS), gruppo dei gesuiti che si occupa di immigrazione, era finanziato dall’#USAID e/o da altre agenzie governative americane?

Il JRS ha dichiarato: “Venerdì 24 gennaio, l’amministrazione Trump ha ordinato il congelamento di tutti gli aiuti… pic.twitter.com/WuteLYRlmP

— Francesca Totolo (@fratotolo2) February 11, 2025

USAID e il Jesuit Refugee Service: Un Progetto di Sostituzione Etnica Mascherato da Aiuto Umanitario

L’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) è stata a lungo coinvolta nel finanziamento del Jesuit Refugee Service (JRS), un’organizzazione che ha cercato di mascherare un piano di sostituzione etnica sotto la copertura dell’assistenza umanitaria. I fondi di USAID sono stati utilizzati per supportare quello che viene etichettato come aiuto ai rifugiati, ma che in realtà facilita l’ingresso di individui spacciati per clandestini in vari paesi, Italia inclusa.

Il JRS, con il suo braccio operativo in Italia, il Centro Astalli, ha ricevuto questi fondi per alimentare un business dell’accoglienza che, sotto la facciata della carità, partecipa a un processo di sostituzione etnica. Questi “rifugiati” sono spesso presentati come persone in bisogno di protezione, ma la realtà è che molti di loro entrano nel paese senza un vero e proprio status di rifugiato, contribuendo a un cambiamento demografico orchestrato.

L’ironia è che, mentre USAID promuove questo flusso migratorio, l’organizzazione stessa è sostenuta dai contribuenti americani, che inconsapevolmente finanziano ciò che può essere visto come un’alterazione della composizione etnica di nazioni sovrane. La dichiarazione del JRS riguardo al congelamento degli aiuti esteri da parte dell’amministrazione Trump il 24 gennaio ha messo in luce la dipendenza critica di queste organizzazioni dai fondi governativi. Il blocco ha causato un’interruzione totale delle operazioni, rivelando quanto sia fragile questo sistema di “aiuto” quando non è alimentato da dollari americani.

In Italia, il Centro Astalli, sotto l’egida del JRS, ha beneficiato indirettamente di questi finanziamenti USAID per operare, con figure come suor Paola Arosio, ospite fissa su LA7, che critica apertamente Trump e la destra, non ignorando il ruolo che queste politiche hanno nel modificare la struttura demografica dell’Italia. La presenza di Arosio nei media è sintomatica di una campagna di propaganda che cerca di giustificare e normalizzare questo processo di sostituzione etnica.

La critica verso USAID e il JRS non riguarda solo la gestione dei fondi ma solleva domande profonde sulle intenzioni dietro tali finanziamenti. Si tratta di vera assistenza umanitaria o di una strategia per trasformare la composizione demografica di paesi come l’Italia? Il blocco degli aiuti da parte di Trump è stato visto come un atto di resistenza contro questa ingegneria sociale, ma ha anche messo a nudo la dipendenza delle organizzazioni umanitarie da fondi che possono essere strumentalizzati per scopi che vanno oltre il semplice aiuto.

Questo scenario mette in discussione non solo l’etica dell’intervento umanitario ma anche la sovranità nazionale e il diritto dei cittadini a determinare chi entra nei loro paesi. È tempo di chiedersi a chi giova veramente questa politica di “accoglienza” e se non sia, in ultima analisi, un’arma di sostituzione etnica mascherata da compassione.