Ex islamica svela cosa fanno nelle moschee in Italia: “Vi preparano la guerra”
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Una voce dal cuore dell’inferno islamico squarcia il velo del politicamente corretto: “Nelle moschee non pregano, addestrano guerrieri per conquistare l’Italia! Sposano bambine di soli 9 anni e l’Islam è puro terrore!”. È il grido disperato di Dihia, una coraggiosa ex-musulmana algerina, sopravvissuta a un calvario di botte, torture e abusi, che ha trovato rifugio in Italia. La sua testimonianza, diffusa in un video choc su Mediaset nel novembre 2025, non è un lamento isolato, ma un campanello d’allarme assordante: le nostre città stanno diventando basi di reclutamento per un’invasione che minaccia di travolgere la nostra civiltà. Svegliamoci, Italia: il nemico non è alle porte, è già dentro, e si nasconde nelle moschee!
### Da Algeri all’Inferno: La Fuga di Dihia e il Suo Incubo Quotidiano
Dihia, il volto nascosto per paura di ritorsioni, racconta con la voce tremante il suo passato da “sottomessa”. Cresciuta in Algeria sotto il giogo dell’Islam radicale, ha subito per anni percosse feroci dal marito e dalla famiglia, solo per aver osato alzare la voce o mostrare un briciolo di indipendenza. “Mi picchiavano con cinghie, mi torturavano psicologicamente, mi trattavano come un animale”, confessa, ricordando come il Corano venisse citato per giustificare ogni violenza: versetti che ordinano di “battere le donne disobbedienti”. A 18 anni, ha rischiato la lapidazione per aver rifiutato un matrimonio forzato.
Ma il trauma non si ferma al ricordo: “Ogni volta che vedo una moschea qui, mi sento male. Ho grandissima paura”, ammette. E non è paranoia: è esperienza vissuta. Dihia, che da bambina ha studiato proprio in quelle sale di preghiera, sa cosa ribolle sotto la superficie. “L’Islam non è pace, è terrore”, tuona, e la sua storia è il primo colpo di un martello che spacca l’ipocrisia multiculturalista.
### Moschee come Caserme: “Addestrano l’Esercito di Maometto per la Conquista dell’Europa!”
Il cuore della testimonianza è un’accusa bomba: le moschee italiane non sono luoghi di culto, ma fabbriche di jihadisti! “Solo il 10% del tempo è preghiera, il resto è preparazione della guerra santa”, rivela Dihia, basandosi su quanto ha visto e sentito nelle sue esperienze algerine, confermate da infiltrazioni e rapporti segreti. “Nascondono la verità dietro la maschera del ‘Islam buono’, ma stanno formando l’esercito di Maometto e Dio per conquistare l’Europa. Gli immigrati sono pronti a combattere in nome di Allah!”
Immaginate: mentre i media blaterano di “integrazione”, imam radicali inculcano ai fedeli l’idea di una “jihad demografica”, con nascite mirate e flussi migratori per sovvertire i paesi ospitanti. “I moderati? È una finzione! Non hanno potere ora, ma con più immigrati e figli, fra qualche anno succederà qui quel che è accaduto nel mio paese: donne lapidate, cristiani perseguitati, libertà calpestata”. Dihia cita versetti coranici studiati a memoria da bambina, che incitano alla violenza contro gli “infedeli” – e l’Italia, con le sue moschee abusive a centinaia, è il campo di battaglia designato. “Salvata l’Italia dall’Islam, o diventerà un califfato!” urla, e il suo appello riecheggia come un tuono in un cielo troppo sereno.
### Orrore sulle Bambine: “Sposate a 9 Anni, Violentate per Tradizione – Non Lasciate che Accada Qui!”
Il capitolo più agghiacciante è quello delle spose bambine, un abominio che Dihia denuncia con furore materno. “Nelle nostre comunità, bambine di 9 anni vengono date in moglie a uomini adulti, come profetizzato dal profeta Maometto con Aisha. È pedofilia legalizzata, violenza normalizzata!”, esclama, descrivendo casi noti in Algeria e Pakistan dove figlie di 9-10 anni subiscono stupri coniugali sotto il nome di “tradizione islamica”. Lei stessa ha sfiorato quel destino, promessa sposa a 12 anni a un cugino violento, salvata solo dalla sua ribellione.
“Ho visto bambine distrutte, madri complici per paura della Sharia. L’Islam tratta le femmine come proprietà, e qui in Italia stanno importando lo stesso incubo”, avverte. Casi recenti, come quello di Yasmine, 14enne casertana rapita in Algeria per essere “rieducata” con matrimoni forzati, confermano il pericolo. Senza un fermo stop all’immigrazione islamica, le nostre scuole diventeranno luoghi di reclutamento per questi orrori. “Tutte le bambine italiane torneranno a vivere quel che ho patito io: catene, botte, terrore eterno!”
### L’Islam È Sinonimo di Terrore: “Violenza Ovunque, Donne Silenziose per Paura”
Dihia non ha peli sulla lingua: “L’Islam è terrore, punto. Lo usano per dominare, per zittire, per conquistare”. Descrive famiglie musulmane dove le donne tacciono sulle violenze domestiche per timore di “Onore macchiato” e punizioni divine. “Io ho parlato e hanno provato a uccidermi. Qui, gli estremisti si fingono pacifici, ma aspettano il momento per imporre la Sharia con la forza”. La sua equazione è brutale: Islam = violenza sistemica, dalle percosse coniugali alle decapitazioni pubbliche.
Questa non è islamofobia, è sopravvivenza: Dihia, protetta dall’Italia, implora i “veri credenti” di difendere la patria che l’ha accolta. “Non voglio che l’Italia diventi come l’Algeria: un posto dove le donne sono prigioniere e i bambini armi di guerra”.
### Un Appello Urgente: Chiudiamo le Moschee, Azzeriamo i Flussi – O Perdiamo Tutto!
La testimonianza di Dihia non è un episodio da talk show: è un SOS dal fronte interno. Mentre il governo Meloni promette remigrazione e controlli, le moschee continuano a proliferare, seminando semi di odio. Fratelli d’Italia e Lega tuonano contro il “separatismo islamico”, ma serve di più: chiusura immediata dei centri abusivi, espulsione di imam predicatori di violenza, e azzeramento totale dell’immigrazione regolare da paesi a maggioranza islamica.
Italiani, ascoltate Dihia: “Salvata l’Italia dall’Islam, prima che sia tardi!”. Le sue parole, intrise di lacrime e rabbia, sono un monito biblico. Non lasciamo che le ronde Sharia di oggi diventino i califfati di domani. Difendiamo le nostre donne, le nostre bambine, la nostra libertà. Il terrore bussa alla porta: apriamola con un calcio, non con un sorriso complice. L’Italia è nostra – e lo rimarrà solo se agiamo ora!



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