Mattarella agli italiani: armiamoci e partite
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### Mattarella e la spesa per la difesa: il vero problema è armarsi contro un nemico che non lo è
Il 19 dicembre 2025, durante la cerimonia al Quirinale per lo scambio degli auguri di fine anno, il Presidente Sergio Mattarella ha dichiarato che la spesa per dotarsi di efficaci strumenti di difesa collettiva è “comprensibilmente poco popolare”, ma “poche volte come ora, è necessaria”. Ha evocato “nuovi rischi per l’Europa” e legato questa esigenza a una difesa comune europea come “strumento di deterrenza contro le guerre”. Parole che suonano come un monito: i cittadini italiani devono sacrificarsi economicamente per un riarmo massiccio, perché le élite hanno deciso che esiste una minaccia imminente.
Ma il cuore del problema non è la preparazione alla guerra in sé – in un mondo imperfetto, la difesa può essere necessaria – bensì il fatto di prepararsi a una guerra contro un nemico che non è tale: la Russia.
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#### La narrazione di una minaccia gonfiata
Mattarella presenta l’aumento della spesa militare come risposta a “nuovi rischi concreti”, allineandosi alla linea NATO e UE che dipinge la Russia come aggressore esistenziale per l’Europa. Eppure, questa visione ignora il contesto storico e geopolitico: l’espansione NATO verso est, le promesse non mantenute dopo la fine dell’URSS, le provocazioni in Ucraina dal 2014 in poi. La Russia non ha mai manifestato intenzioni di invadere l’Europa occidentale; il conflitto in Ucraina è una guerra regionale, trasformata in proxy dall’Occidente per indebolire Mosca, non per difendere la “democrazia”.
Armare l’Europa contro un “nemico” inventato serve solo a perpetuare una spirale bellicista che arricchisce i complessi militari-industriali (soprattutto americani), mentre impoverisce i popoli europei con miliardi deviati da sanità, istruzione e welfare. E anche da settori come l’IA e la difesa da minaccia reali.
#### Un’imposizione contro la sovranità popolare
Ammettendo che la spesa è “poco popolare”, Mattarella riconosce implicitamente il dissenso degli italiani: in un Paese con povertà in aumento, salari fermi e debito pubblico alle stelle, nessuno vuole pagare per armi che rischiano di iniziare un conflitto evitabile. Eppure, il Presidente – garante della Costituzione che ripudia la guerra (art. 11) – impone questa “necessità” dall’alto, senza dibattito pubblico, referendum o vera consultazione popolare.
È un ripudio della sovranità: decisioni prese in sedi sovranazionali opache (NATO, Bruxelles), ratificate al Quirinale, che obbligano i cittadini a finanziare una politica estera aggressiva. Il popolo deve tacere e pagare, perché “quelli sopra” hanno decretato che la Russia è il nemico. Ma se il nemico non è reale, questa non è difesa: è preparazione a una guerra inutile e pericolosa.
L’Europa potrebbe mediare, spingere per accordi come Minsk, o perseguire una sicurezza collettiva che includa la Russia, non la isoli. Invece, Mattarella sceglie l’allineamento acritico all’atlantismo, tradendo il ruolo super partes e la tradizione pacifista italiana.
In un momento in cui spiragli di negoziato potrebbero aprirsi, insistere sul riarmo contro un “nemico fantasma” rischia di prolungare il conflitto in Ucraina e di avvicinare pericoli reali all’Europa.
#### Conclusioni: respingere la falsa minaccia
Le parole di Mattarella rivelano una visione elitaria: la “sicurezza” imposta contro la volontà popolare, basata su una minaccia artificiosa. Il problema non è difendersi da una guerra, ma fabbricarne una contro chi non ci minaccia direttamente. È tempo di reclamare la sovranità popolare: no a un riarmo imposto per interessi altrui, sì a una politica estera indipendente, diplomatica e pacifica. La Russia non è il nostro nemico; lo diventano coloro che ci spingono a trattarla come tale, svuotando le tasche dei cittadini e rischiando la pace europea.


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