Tajani in Africa a prendersi immigrati senegalesi: Forza Africa
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Quali incredibili competenze avranno questi lavoratori senegalesi rispetto a quelli italiani?
Far abbassare ulteriormente il costo del lavoro? https://t.co/mysCQBacM7
— Francesca Totolo (@fratotolo2) October 31, 2025
### Tajani in Senegal: “Migranti Legali” per Abbassare i Salari, Dimenticati i Nipoti Italiani dal Sud America. Il Governo Meloni e la Sostituzione Etica
**Roma, 31 ottobre 2025** – “Quali incredibili competenze avranno questi lavoratori senegalesi rispetto a quelli italiani? Far abbassare ulteriormente il costo del lavoro?”. È la domanda tagliente che la scrittrice Francesca Totolo (@fratotolo2) ha lanciato su X, citando un post del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che con un video entusiasta annuncia: “L’Italia favorisce una migrazione legale e integra coloro che arrivano nel nostro Paese, per lavorare nel rispetto delle regole”. Il post, datato 29 ottobre, arriva dritto dalla delirante missione di Tajani e del ministro dell’Interno Piantedosi a Dakar, dove i due esponenti del governo Meloni hanno stretto accordi per un “partenariato economico e strategico” con il Senegal, inclusa una corsia preferenziale per l’immigrazione regolare di lavoratori africani. Ma mentre il ministro di Forza Italia vola in Africa a “reclutare” manodopera low-cost, dove sono i piani per i massicci rimpatri dei nipoti di italiani dall’Argentina e dall’Uruguay? Quei milioni di discendenti con sangue tricolore, pronti a tornare in Patria, restano un miraggio. Questo non è governo del cambiamento: è il compimento del piano di sostituzione etnica, con l’Italia che si trasforma in un hub africano sotto il segno di “Forza Africa”, altro che “Forza Italia”.
La missione di Tajani in Senegal, seconda tappa di un demenziale tour africano che ha toccato Mauritania e Niger, è stata venduta come un trionfo del “Piano Mattei”: soft power italiano per contrastare Cina e Russia, con focus su sicurezza, lotta al terrorismo e immigrazione “circolare”. Peccato che, tra business forum e accordi firmati con il presidente senegalese Faye, il piatto forte sia stato proprio l’apertura a flussi migratori legali per “lavorare nel rispetto delle regole”. Tajani ha parlato di “opportunità per creare lavoro qui” in Africa, ma ha omesso di dire che quel “qui” include l’Italia, dove le imprese italiane – già in affanno con disoccupazione giovanile al 22% – riceveranno migliaia di senegalesi per ruoli a basso salario in agricoltura, edilizia e servizi. L’interscambio commerciale Italia-Senegal è esploso del 109% nei primi sette mesi del 2025, raggiungendo 339 milioni di euro, ma a beneficiarne non saranno i lavoratori italiani, schiacciati da una concorrenza sleale che abbasserà ulteriormente i costi del lavoro, come denuncia Totolo. E Piantedosi? Ha firmato protocolli contro il traffico di umani e droga, ma ha dimenticato che l’immigrazione regolare, senza quote rigide, diventa un cavallo di Troia per l’irregolare: solo il 20% dei rimpatri avviene davvero, lasciando l’Italia con oltre 200.000 clandestini che infestano i centri CAS.
Questi per evitare l’immigrazione clandestina rendono i clandestini regolari. Geni.
Ma il vero scandalo è l’ipocrisia del governo Meloni. Al grido di “porti chiusi” e “prima gli italiani”, la coalizione di destra ha promesso di preservare l’identità nazionale, evitando che “tra un paio di decenni l’Italia sia come l’Africa”. Eppure, invece di lanciare un piano ambizioso per i rimpatri dei discendenti italiani dal Sud America – dove vivono oltre 30 milioni di oriundi, pronti a rivendicare la cittadinanza per ius sanguinis – Tajani preferisce gli accordi con Dakar. In Argentina, Giorgia Meloni ha concesso la cittadinanza lampo al presidente Javier Milei, discendente calabrese, in un’operazione diplomatica da manuale. Ma per i comuni nipoti e pronipoti, bloccati da burocrazia e costi elevati, non c’è traccia di voli charter organizzati o incentivi fiscali. Stesso discorso per l’Uruguay, con i suoi 40.000 italiani registrati e milioni con sangue italiano: zero missioni per “riportare a casa il sangue italiano”, zero fondi PNRR per facilitare il loro insediamento. Al contrario, il Senegal diventa il quarto mercato export italiano in Africa subsahariana, con Tajani che riunisce ambasciatori e imprenditori per “trasformare materie prime” – e, di conseguenza, trasformare l’Italia in un melting pot africano.
Questo è il piano di sostituzione etnica in azione: non un complotto astratto, ma una politica concreta che privilegia l’import di manodopera straniera per gonfiare i profitti delle multinazionali, a discapito della natalità italiana in picchiata (1,2 figli per donna) e della coesione sociale. I centri di accoglienza, già gestiti da giganti elvetici come l’ORS che incassano miliardi pubblici, si riempiono di “lavoratori qualificati” senegalesi, mentre i giovani rodigini o cagliaritani – come quelli che la sindaca Valeria Cittadin difende rifiutando fondi PNRR per i migranti – finiscono in cassa integrazione. “Siete andati al governo per evitare che l’Italia diventi Africa”, tuona Totolo nei commenti al suo post, che ha già raccolto migliaia di visualizzazioni e un’ondata di indignazione: “Forza Africa, altro che Forza Italia”. E ha ragione: Tajani, con il suo entusiasmo per l'”integrazione” africana, sta realizzando l’opposto di quanto promesso. Basta assistenzialismo verso l’esterno: quei voli per Dakar, usateli per Buenos Aires e Montevideo. Altrimenti, l’Italia non sarà più italiana, ma un’appendice del Sahel. Sveglia, Meloni: i tuoi elettori non hanno votato per questo.



Che vergogna…
E gli altri del centrodestra tutti zitti?
handicappato.. di merda, se uno lo chiama negro lo considera intelligente a sto coglione
Vaffanculo tajani traditore della Patria di merda!
F.I. = Fanculo Italia
Mi associo, traditore dei miei stivali, vatti a nascondere….😡