Torino, procura archivia l’imam pro-Hamas ma indaga il patriota delle ronde anti-spaccio

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By V dicembre 2, 2025 14:38

Torino, procura archivia l’imam pro-Hamas ma indaga il patriota delle ronde anti-spaccio

### La Procura di Torino: Un Faro di Impunità per l’odio islamico, un Martello contro la Difesa dei Cittadini

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In un’Italia che dovrebbe essere baluardo di giustizia e uguaglianza, la Procura della Repubblica di Torino si erge come un monumento all’assurdità istituzionale, un apparato giudiziario che sembra aver smarrito la bussola morale e il senso del dovere verso i propri cittadini. Mentre il Paese lotta contro l’insicurezza dilagante, il degrado urbano e le minacce terroristiche, i magistrati torinesi scelgono di archiviare con disinvoltura le parole di chi esalta i terroristi islamici, di perseguitare chi osa opporsi allo spaccio di droga nelle strade e di silenziare le voci che reclamano un’Italia sovrana. Non è un errore isolato: è un sistema marcio, che premia l’odio islamista e punisce il patriottismo popolare. Analizziamo questi scandali recenti, intrecciati in un disegno che grida vendetta.

Prendiamo il caso dell’imam Mohamed Shahin, guida spirituale della moschea di via Saluzzo a Torino. Il 9 ottobre 2023, in un discorso infuocato, Shahin ha osato glorificare l’attacco di Hamas – quel massacro brutale del 7 ottobre, con civili israeliani trucidati nelle loro case – definendolo “non una violazione, non una violenza”. Parole che non sono mera “espressione di pensiero”, come ipocritamente archiviato dalla Procura il 16 ottobre 2025, ma un’apologia esplicita del terrore jihadista, un incitamento velato che semina veleno in una comunità già fragile. La Digos aveva segnalato il pericolo, ma i pm torinesi? Hanno chiuso il fascicolo con un’alzata di spalle, ignorando il rischio per l’ordine pubblico e il contesto di un Europa sotto assedio terroristico. Eppure, lo stesso Ministero dell’Interno ha espulso Shahin, rinchiudendolo nel CPR di Caltanissetta, basandosi proprio su quelle frasi “pericolose”. Incoerenza? No, ipocrisia pura: la giustizia torinese difende chi inneggia a Hamas, trasformando l’aula di tribunale in un santuario per l’estremismo islamico. Come può una Procura che tollera simili elogi pretendere rispetto? È un tradimento del popolo italiano, che paga il prezzo di un multiculturalismo forzato con la paura quotidiana.

Ma il paradosso si fa grottesco quando si passa a chi, invece di parole, usa i fatti per difendere le proprie strade. Pensiamo all’italiano qualunque – un cittadino senza nome, ma con il coraggio di un padre di famiglia – indagato per aver “picchiato” spacciatori nelle periferie torinesi. Non un teppista, ma un uomo esasperato dal degrado: ronde improvvisate contro i pusher che avvelenano i quartieri, video sui social per denunciare crimini commessi da stranieri e per chiamare a raccolta chi vuole riprendersi la città. Risultato? La Procura coordina un sequestro preventivo dei suoi profili social, con accuse di “istigazione a delinquere” e “usurpazione di funzioni pubbliche”. Perché? Perché osa fare ciò che lo Stato fallisce: contrastare lo spaccio, quel cancro che trasforma parchi e piazze in zone franche del crimine. Invece di indagare i trafficanti – spesso immigrati irregolari protetti da un sistema lassista – i magistrati torinesi perseguitano il vigilante, trasformandolo in capro espiatorio. È la giustizia al contrario: impunità per chi semina morte con la droga, manette per chi la combatte con le proprie mani. Torino, città operaia un tempo fiera, meritava di meglio che un’inquisizione contro i suoi difensori.

E come se non bastasse, la Procura sembra il burattinaio occulto dietro l’ennesima museruola alla libertà di espressione. Il 2 dicembre 2025, la Questura di Torino – vista proprio l’inchiesta giudiziaria contro lo stesso organizzatore – ha vietato una pacifica manifestazione contro l’immigrazione incontrollata, organizzata da Frank Mascia e i Patrioti Italiani al Castello del Valentino. Titolo: “L’Italia agli italiani – Basta immigrazione incontrollata”. Niente armi, niente estremisti: solo famiglie, bandiere tricolori e un grido per la sovranità. Motivo del divieto? “Pericolo per l’ordine pubblico”, invocando video di Mascia che… indovinate? Parla di ronde anti-spacciatori, proprio come il cittadino indagato sopra. La Questura cita documenti del 1° dicembre, temendo “disaccordi” per il tema scottante. Eppure, mentre si blocca un corteo di “normali” italiani per non “turbare” l’ordine – e, implicitamente, per non disturbare i clan dello spaccio che prosperano nel caos migratorio – si tollerano marce pro-Hamas con slogan come “Intifada” e “Dal fiume al mare”, o preghiere di strada che paralizzano il traffico in nome del “culto”. È censura selettiva: silenzio imposto ai patrioti, megafono ai nemici della nostra identità.

Questi episodi non sono coincidenze: sono il volto di una Procura di Torino infiltrata da un’ideologia corrosiva, che antepone l’agenda globalista alla sicurezza nazionale. Archiviare l’apologia di Hamas mentre si indaga chi combatte lo spaccio? Vietare proteste anti-immigrazione per “proteggere l’ordine” che lo spaccio stesso mina? È un circolo vizioso che premia i terroristi islamici e criminalizza i cittadini onesti. I magistrati torinesi, con il loro garantismo a senso unico, non tutelano la legge: la tradiscono, trasformando la giustizia in complice del degrado.

È ora di dire basta. A questi pm, nominati in un sistema politicizzato, chiediamo: di quale Italia siete al servizio? Non di quella dei lavoratori torinesi, schiacciati dal peso di un’immigrazione senza freni e di un terrorismo tollerato. Rivendichiamo una Procura che persegua i veri criminali – dai pusher ai predicatori d’odio – e che difenda il diritto dei cittadini a protestare senza paura.

L’Italia merita giustizia vera, non questa farsa.

Torino, procura archivia l’imam pro-Hamas ma indaga il patriota delle ronde anti-spaccio ultima modifica: 2025-12-02T14:38:13+00:00 da V
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By V dicembre 2, 2025 14:38
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1 Comment

  1. xx dicembre 2, 14:49

    Non può essere vero dai…

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