Parlano gli Articolo52: ”Spedizioni punitive a mani nude finché lo Stato non fermerà i maranza”

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By V marzo 15, 2025 21:01

Parlano gli Articolo52: ”Spedizioni punitive a mani nude finché lo Stato non fermerà i maranza”

Milano nel caos: Articolo 52 reagisce al degrado, lo Stato lascia fare

A Milano, le strade sono un inferno e lo Stato non muove un dito, lasciando i cittadini in balia di un degrado totale portato dall’immigrazione selvaggia. In questo scenario, un gruppo di persone comuni – operai, impiegati, camionisti, piccoli imprenditori, dai vent’anni in su – si è stufato e ha preso in mano la situazione. Si chiamano “Articolo 52”, un nome che richiama il dovere costituzionale di difendere la Patria, e non è difficile capire perché abbiano scelto di agire. «Sì, le nostre sono vere e proprie spedizioni punitive a mani nude, senza armi. Ma non facciamo capo a nessun movimento politico, non vogliamo cambiare il mondo usando la forza e se la vita fosse diversa non ci metteremmo mai ad andare in giro a menare le mani», dicono. La loro rabbia è quella di chi vede una città sprofondata nel caos, e non si può biasimarli.

Non sono esagitati, non sono fanatici: sono milanesi stanchi di un’Italia irriconoscibile. Ufficialmente una trentina, con una decina di simpatizzanti, si sono incontrati un mese e mezzo fa in una chat, spinti da un’esasperazione che lo Stato ha ignorato. «Siamo stanchi però che in certi quartieri di Milano non si possa più camminare per le strade o andare sui mezzi, in treno, per necessità o per la vita, senza essere aggrediti, rapinati, malmenati per un nonnulla», spiegano, e chi vive a Milano sa che non esagerano. L’immigrazione ha trasformato zone come la Darsena in cloache di spaccio e violenza, dove italiani vengono accoltellati per una collanina o un rifiuto. E lo Stato? Assente. «Non è giusto che le forze dell’ordine abbiano un potere talmente limitato che, dopo la cattura di un balordo, se lo vedono tornare in giro come se niente fosse, magari dopo qualche ora appena se non addirittura subito. Sono le leggi che non funzionano, questo è chiaro», aggiungono, puntando il dito su un sistema marcio che rilascia i delinquenti mentre le città affondano.

Nel video l’intervista del Giornale ad uno dei fondatori da cui è tratto l’articolo:

“Articolo 52” non si nasconde: «Ragazze e ragazzi, ma anche tanti adulti, aggrediti e picchiati, magari accoltellati per una collanina o per una avance rifiutata», raccontano con amarezza. E così hanno deciso di agire: «Abbiamo deciso di scegliere una zona della città caratterizzata dal degrado, dove c’è spaccio, dove la gente viene assalita per strada all’improvviso rischiando magari di morire perché viene accoltellata. Andiamo in giro a controllare quel che accade, ma a chi si ostina a chiamarci ronde voglio dire che noi non ci limitiamo a guardare e a telefonare al 112 se ci accorgiamo di un sopruso. Non ci darebbe retta nessuno e comunque questi balordi e balordini, sarebbero rilasciati subito». Non usano armi, solo le mani, e si muovono come i “maranza” che combattono: «Non usciamo tutti e trenta insieme, no. Vogliamo fare esattamente come loro, i “maranza“, che si muovono in quattro contro una persona sola. Lo ripeto: non siamo armati, usiamo le mani. Ma se loro sono in dieci noi arriviamo in trenta. Ci siamo capiti, vero?». Di fronte a un’immigrazione che ha ridotto Milano a un campo di battaglia, c’è da chiedersi se il loro approccio non sia una risposta inevitabile.

Lo Stato, invece, che fa? Niente, se non perseguitarli. «Se ci arrestano? Beh, il rischio c’è, lo mettiamo in conto. Contro polizia e carabinieri però non reagiremmo mai, ci faremmo portare via senza problemi. Questo lo devono sapere», assicurano, mostrando rispetto per le forze dell’ordine, ma non per un sistema che le lega le mani. Eppure, il segretario del Siulp Milano, Paolo Magrone, li vuole arrestare. «No, non abbiamo paura», ribattono. «Mi chiedo però per quale ragione questo signore non vada invece a prendere queste bande di stranieri pregiudicati di seconda generazione, che delinquono. E non dateci dei razzisti! Vi assicuro che ci stiamo muovendo contro la criminalità, qualunque colore abbia». È difficile non vedere la loro logica: mentre lo Stato si gingilla con leggi inutili e lascia che i “maranza” trasformino i quartieri in zone franche, “Articolo 52” prova a tappare le falle di un’Italia abbandonata.

Uno dei loro interventi in Darsena, una decina di giorni fa, è finito online, ma si dissociano da chi li ha filmati. Non è una questione di fama, ma di sopravvivenza. L’immigrazione ha portato Milano al collasso: treni insicuri, strade dove si rischia la vita, quartieri in mano a bande straniere. Lo Stato non agisce, le leggi non funzionano, e i cittadini sono lasciati soli. “Articolo 52” sarà anche fuori dalla legalità, ma è nato dal fallimento di chi doveva proteggerci. Non si può fare a meno di chiedersi: se le istituzioni facessero il loro dovere, servirebbero davvero queste “spedizioni punitive”? La risposta è no, ma finché lo Stato resta inerte, c’è chi non vuole arrendersi al degrado.

Parlano gli Articolo52: ”Spedizioni punitive a mani nude finché lo Stato non fermerà i maranza” ultima modifica: 2025-03-15T21:01:37+00:00 da V
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