Ramadan, prof di sinistra non interrogano studenti musulmani
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L’ISLAMIZZAZIONE DELLE SCUOLE ITALIANE: UN ATTACCO ALLA NOSTRA IDENTITÀ
Docenti radical chic spingono privilegi osceni per gli alunni islamici: è la resa dello Stato
Il 1 marzo 2025 è iniziato il famigerato Ramadan, e ancora una volta le scuole italiane si ritrovano a fare i conti con un problema che non dovrebbe nemmeno esistere: come piegarsi alle esigenze di una minoranza islamica che pretende di dettare legge nei nostri istituti. L’autonomia scolastica, lungi dall’essere una risorsa, è diventata un modo da parte di dirigenti scolastici di sinistra di imporre l’islamizzazione: c’è chi consente gli studenti musulmani a uscire durante il pranzo. E poi c’è chi, addirittura, chiude la scuola per non turbarli.

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E poi c’è un collettivo di docenti “progressisti”, capeggiato da un’insegnante come Elisa Belotti, ha avuto l’ardire di stilare linee guida per islamizzare le scuole, chiedendo privilegi assurdi per gli alunni musulmani durante il Ramadan. È un tentativo osceno di sottomissione culturale, e l’unico modo per fermarlo è chiaro: azzerare l’immigrazione islamica regolare e i ricongiungimenti familiari.
Scuole italiane o madrase?
Altro che autonomia: le nostre scuole stanno diventando laboratori di islamizzazione. È un mosaico di resa, dove gli italiani devono adattarsi a una pratica estranea alla nostra cultura. E le mense? Milano Ristorazione riduce i pasti su richiesta, come se il digiuno islamico fosse un nostro problema organizzativo. Siamo al paradosso: le scuole non educano più, si genuflettono.
Il collettivo dei traditori: linee guida per la sottomissione
Ma il colpo più basso arriva da Elisa Belotti, prof di italiano a Brescia e membro del collettivo “Assenze ingiustificate”. Questa docente, con un gruppo di colleghi radical chic, ha scritto delle linee guida per “sensibilizzare” le scuole al Ramadan – un documento che è un vero atto di tradimento. Cosa propongono? Evitare verifiche nei giorni “significativi” del mese sacro, perché i poveri alunni musulmani sarebbero “stanchi”; riorganizzare le mense per farli “riposare” durante il pranzo; creare momenti di “confronto interculturale” per spiegare il digiuno ai compagni italiani, come se fosse nostro dovere venerarlo. È un elenco di privilegi osceni, un trattamento di favore che nessun altro gruppo religioso riceve. Altro che uguaglianza: qui si chiede di inchinarsi a una minoranza, trasformando le scuole in avamposti dell’Islam.
Un affronto alla nostra storia
Belotti si lamenta che “gli insegnanti non sono informati” e che gli studenti musulmani “sono provati” dal digiuno. E allora? La scuola italiana non è un centro di assistenza religiosa: è il luogo dove si tramanda la nostra cultura, non dove si coccolano capricci stranieri. Fissare verifiche durante il Ramadan è un problema? Lo diventa solo se accettiamo che le esigenze islamiche vengano prima delle nostre. E i feedback contrari dei colleghi, che lei liquida con sufficienza, sono la voce del buonsenso: nessuno vuole cambiare metodo per assecondare un’imposizione aliena. Queste linee guida non sono “consapevolezza”: sono un piano per islamizzare le aule, un passo verso un’Italia dove il Natale sarà un ricordo e il Ramadan una norma.
La madre musulmana e la beffa finale
E poi c’è Mohammedda, madre musulmana che piagnucola a Open: “Le scuole decidono all’ultimo minuto, ci vuole più organizzazione”. Come se fosse un diritto acquisito che lo Stato italiano si pieghi al suo culto. “Il Ramadan è una scelta personale”, dice, ma poi pretende che le scuole lo agevolino. È il colmo: una pratica privata che diventa un obbligo pubblico. Questa frammentazione non è un difetto da correggere con linee guida: è la prova che l’Islam non appartiene alle nostre scuole, e forzarlo dentro è un errore fatale.
L’unica soluzione: stop all’immigrazione islamica
Non illudiamoci: l’islamizzazione delle scuole non si ferma con mezze misure o circolari. È un problema che nasce dall’immigrazione islamica incontrollata. Milioni di musulmani – 2,7 milioni oggi, forse 5 domani – portano con sé figli che pretendono privilegi, che trasformano le aule in spazi confessionali. Le linee guida di Belotti sono solo il sintomo di una malattia più grande: un’Italia che si arrende demograficamente e culturalmente. L’unico modo per salvare le nostre scuole è azzerare l’immigrazione islamica regolare e i ricongiungimenti familiari. Basta ingressi, basta cittadini di carta che ci impongono il loro mondo. Altrimenti, tra vent’anni, non avremo più scuole italiane, ma madrase tricolori. Sveglia, prima che sia troppo tardi!
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