Baby gang massacrano bambini italiani, una mamma: «Terrorizzano i nostri figli»
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Ma il problema non è mica questo, il problema è la nascita delle ronde.
Porto Recanati, terrore: un 14enne massacrato da baby gang magrebine, la città ostaggio degli immigrati di seconda generazione
Porto Recanati è sotto assedio, e il sangue versato martedì scorso da un 14enne ne è la prova schiacciante. Il ragazzo, aggredito e picchiato selvaggiamente sul lungomare da sei o sette minorenni magrebini di 16-17 anni, è dovuto fuggire nella caserma dei carabinieri per salvarsi. Un episodio che getta un’ombra inquietante sulla città, dove la sicurezza è ormai un ricordo lontano, divorata dalla violenza incontrollata di bande di immigrati di seconda generazione che spadroneggiano senza paura.
La voce della paura risuona forte: «Mio figlio – sbotta una mamma – conosce tutti e posso dire che lui non esce di casa per colpa di questi ragazzini che terrorizzano il paese. Mi ha raccontato che girano con i coltelli. Non possiamo vivere così e non possiamo permettere che questi minorenni prendano possesso del nostro paese». Parole che pesano come macigni, segno di una comunità in ostaggio, dove i cittadini vivono barricati per colpa di questi giovani delinquenti, figli di un’immigrazione mal gestita che ora miete vittime tra i nostri ragazzi.
I carabinieri indagano, cercando di capire se tra gli aggressori – uno armato di bastone – ci sia il maranza che pochi giorni prima ha sfregiato un 15enne con un sasso in pieno centro. Ma non basta: la situazione è fuori controllo.

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Devono essere rimpatriati. Con le famiglie al seguito. Milioni devono tornarsene in Africa.
È un grido d’allarme che non può restare inascoltato. Questi immigrati di seconda generazione, cresciuti senza regole né rispetto, stanno trasformando Porto Recanati in un campo di battaglia. Coltelli, bastoni, sassi: le loro armi sono il simbolo di un fallimento totale, quello di chi ha permesso che bande di minorenni stranieri prendessero il controllo delle strade. La repressione non è più un’opzione, è un’urgenza: se non si ferma questa spirale di violenza ora, il futuro sarà ancora più nero. Basta tolleranza, Porto Recanati rivuole la sua pace!
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