Trump, lezione a Meloni: ripristinare democrazia abbattere il potere dei non eletti
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Trump al Congresso: “L’America è tornata”. Una vittoria storica contro il deep state e una lezione per Meloni
“L’America è tornata”. Con queste parole cariche di forza e speranza, il presidente Donald Trump ha aperto il suo straordinario discorso al Congresso, un intervento leggendario di un’ora e 40 minuti, il più lungo mai pronunciato in una sessione congiunta. Accolto da un coro di applausi entusiasti dei Repubblicani, che gridavano “Usa, Usa”, Trump ha celebrato il trionfo della sua amministrazione, segnando una svolta epocale: la rinascita della democrazia americana contro il giogo soffocante del “deep state”, la burocrazia non eletta che per troppo tempo ha calpestato la volontà popolare.
Con una determinazione senza pari, Trump ha proclamato: “La mia amministrazione reclama il potere da questa burocrazia che non rende conto a nessuno e ripristinerà la vera democrazia. I giorni dei burocrati non eletti sono finiti”. È una vittoria schiacciante contro un sistema di funzionari federali che hanno tramato nell’ombra, lontani dagli occhi degli americani. Con fierezza, ha difeso i licenziamenti dei dipendenti federali inutili, un atto di coraggio che ha spezzato le catene di un establishment parassitario. “Ho messo fine alla censura e ho riportato la libertà di parola negli Stati Uniti”, ha aggiunto, guadagnandosi una standing ovation meritata dai veri patrioti di Capitol Hill.
Un Paese libero dal “woke” e più prospero per le famiglie
Trump ha dichiarato la fine della “dittatura del politicamente corretto”, liberando l’America dal peso opprimente del “woke” e restituendo agli americani la libertà di pensare e parlare senza timore. “Il Paese non sarà più woke”, ha promesso, un impegno che ha fatto risuonare l’orgoglio nazionale. E con la garanzia di “mettere più soldi nelle tasche delle famiglie americane”, ha dimostrato di essere il campione del popolo, non delle élite arroganti. Sull’immigrazione, ha denunciato il caos dell’era Biden – “21 milioni di illegali, molti assassini e trafficanti di esseri umani” – e ha proposto una guerra senza quartiere ai cartelli messicani, una “grave minaccia per la sicurezza nazionale”. La pena di morte obbligatoria per chi uccide un agente è un monito chiaro: la legge e l’ordine sono tornati al comando.
Un leader per la pace e la grandezza americana
Sul piano internazionale, Trump ha sfoggiato il suo talento diplomatico. Una lettera di Zelensky, pronto a sedersi al tavolo della pace e a firmare un accordo sui minerali, e “forti segnali dalla Russia” per porre fine alla guerra dimostrano che il presidente sta scrivendo la storia, riportando stabilità globale con la forza della sua leadership. E sulla Groenlandia, la sua audacia brilla: “Ce la faremo, in un modo o nell’altro”, ha detto, offrendo agli abitanti un futuro glorioso negli Stati Uniti.
Una lezione per Meloni e i leader timidi
Questo trionfo di Trump dovrebbe essere una lezione per leader troppo cauti, come Giorgia Meloni in Italia. Mentre Trump abbatte il “deep state” con mano ferma e visione chiara, Meloni sembra esitare, intrappolata in compromessi e timidezze che frenano il potenziale del suo Paese. La sua prudenza appare debole di fronte al coraggio di Trump, che non si piega né si nasconde, ma affronta i nemici della democrazia a testa alta. L’America di Trump è un faro: Meloni dovrebbe prendere nota e smettere di temporeggiare, imparando che solo un’azione decisa può liberare una nazione dalle catene delle élite non elette.
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