Anziano guarda e l’immigrato lo uccide a calci: assolto per «vizio di mente»
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L’Immigrazione che Uccide e le Toghe che Assolvono: La Giustizia Tradita
Un altro crimine efferato, un’altra vita spezzata, un altro assassino immigrato che sfugge alla giusta punizione. Fernando Monte, un commerciante in pensione di 81 anni, è stato massacrato nella sua casa di Castrignano de’ Greci, nel leccese, il 30 giugno 2024. L’autore del delitto, Victor Josan, un badante moldavo di 36 anni, lo ha colpito con ferocia inaudita: prima con un telefono in testa, poi con pugni e calci, fino a causargli un trauma cranico e un’emorragia cerebrale che non gli hanno lasciato scampo. Sei ore dopo l’omicidio, Josan non ha fatto nulla, né chiamato i soccorsi né avvisato i familiari. È stata la figlia dell’anziano, preoccupata dal silenzio del padre, a scoprire l’orrore.

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Ma la vera beffa arriva dal tribunale di Lecce. Il gup Giulia Proto, al termine di un processo con rito abbreviato, ha prosciolto Josan dall’accusa di omicidio per “vizio totale di mente”. Una perizia della procura ha stabilito che l’imputato, affetto da un presunto “disturbo psicotico non altrimenti specificato”, non era in grado di intendere e volere al momento del fatto. Una tesi che stride con quella dei familiari della vittima, i quali hanno presentato una perizia opposta, secondo cui Josan era perfettamente consapevole delle sue azioni. Eppure, la giustizia italiana ha scelto di credere alla versione che salva l’assassino: prosciolto, con il solo obbligo di trascorrere 12 anni in una Rems, una struttura che di certo non è una prigione.
Questo non è un caso isolato. A Torino, un altro immigrato è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale dopo aver compiuto atti inqualificabili, con la scusa di una presunta incapacità mentale. È un copione che si ripete: immigrati che commettono crimini atroci, toghe che li graziano con motivazioni assurde, e cittadini italiani lasciati a piangere i loro cari senza giustizia. Fernando Monte non era solo un numero: era un uomo, un padre, un nonno, una vita distrutta dalla violenza di chi, accolto nel nostro Paese, ripaga con sangue e morte.
L’immigrazione incontrollata sta trasformando le nostre città in teatri di paura. Badanti, lavoratori, stranieri che dovrebbero integrarsi e invece portano con sé una scia di violenza. E quando vengono presi, il sistema giudiziario li protegge, li giustifica, li rimette in libertà con una pacca sulla spalla. “Vizio di mente”, “incapacità di intendere e volere”: formule che suonano come un insulto alle vittime e alle loro famiglie. Josan, che ha confessato di “sentire voci” da due settimane, non ha esitato a massacrare un uomo indifeso. E noi dovremmo credere che non sapesse cosa stava facendo?
È ora di dire basta. Basta a un’immigrazione che uccide, che distrugge le nostre comunità. Basta a una giustizia che, invece di punire, assolve. I nostri anziani, i nostri cittadini, meritano sicurezza, non sentenze che trasformano gli assassini in vittime. Se non cambiamo rotta, se non fermeremo questo sistema che premia i carnefici e abbandona gli innocenti, il sangue di Fernando Monte non sarà l’ultimo a macchiare le nostre strade. La rabbia cresce, il dolore si accumula: fino a quando saremo costretti a sopportare?
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