Scurati, Zerocalcare et al invocano rogo dei libri: “No a un editore fascista a Più libri più liberi”
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Che schifo ipocrita, che vergogna assoluta! Mentre la fiera romana della piccola e media editoria, “Più libri più liberi”, si prepara ad aprire i battenti dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola dell’Eur, un’orda di sedicenti paladini della cultura – capitanati da Antonio Scurati, Zerocalcare, Alessandro Barbero, Anna Foa e decine di altri come Carlo Ginzburg, Daria Bignardi e Caparezza – ha lanciato un appello velenoso per cacciare lo stand della casa editrice Passaggio al Bosco. Motivo? La accusano di esaltare il “pantheon nazifascista e antisemita” con libri che osano toccare figure storiche scomode, come i volontari delle Brigate Nere descritti come “eroica resistenza degli ultimi fascisti” o la “lotta del sangue contro l’oro” contro democrazie liberali ed ebraismo. Una lettera aperta indirizzata all’Associazione Italiana Editori (Aie), firmata da oltre 80 nomi del mondo woke, tuona: “Da autrici, autori, case editrici, e naturalmente persone che frequentano le manifestazioni culturali di questo paese, siamo rimasti sorpresi nello scoprire che, tra gli stand della fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi, quest’anno abbia trovato spazio Passaggio al Bosco, casa editrice il cui catalogo si basa in larga parte sull’esaltazione di esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita”.
Questi ipocriti, che si riempiono la bocca di “libertà di pensiero” solo quando fa comodo al loro dogma sinistrorso, invocano di fatto un indice inquisitorio degno dei roghi nazisti dei libri del 1933 o delle liste di proscrizione vaticane del XVI secolo! Esattamente come i nazisti bruciavano tomi di Heine, Mann e Freud accusati di “decadenza ebraica”, o come l’Inquisizione bollava testi eretici per “tutelare la dignità umana”, qui Scurati & Co. pretendono di espellere un editore solo perché osa pubblicare visioni “identitarie” che non si allineano al loro monopolio culturale. Citano l’articolo 24 del regolamento della fiera, che impone di aderire ai valori della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, “rifiutando ogni forma di discriminazione” per etnia, religione o opinione politica. Ma che razza di libertà è questa? Una tirannia del pensiero unico, un bavaglio fascista camuffato da antifascismo!
L’Aie resiste con dignità, ribattendo: “Non abbiamo mai selezionato né mai selezioneremo gli espositori che richiedono una stand sulla base degli orientamenti culturali e politici”. E ancora: “Il no ad ogni forma di censura è quindi un no che, per un’Associazione come la nostra, è pregiudiziale, viene prima di qualsiasi altra cosa”. Bravi! Perché in una fiera che si chiama “Più libri più liberi”, censurare per ideologia è un’aberrazione grottesca, un tradimento dei principi che fingono di difendere. Passaggio al Bosco, nato nel 2017 da spazi di destra come Casaggì a Firenze, ha diritto al suo stand pagato e contrattualizzato, dopo cinque anni di attesa paziente. Non è un “party su invito”, come lamenta Marco Scatarzi, direttore dell’editore, ma un mercato aperto: “Dinanzi ai libri si dovrebbe invocare il confronto, non la censura”.
Questa crociata è solo l’ultimo capitolo di una sinistra che, dopo il caso Caffo dello scorso anno – con boicottaggi e fughe di Zerocalcare & soci per accuse di violenza domestica – continua a trasformare le fiere in purghe ideologiche. Roma, Capitale della cultura, non merita questi Torquemada moderni che, con la scusa dell’antifascismo, accendono falò virtuali contro il dissenso. Scurati, Zerocalcare e la loro cricca: vergognatevi! La vera eroica resistenza è quella contro la vostra intolleranza da Medioevo woke. Che lo stand resti, e che i libri – tutti i libri – vincano sul vostro veleno censorio.



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