L’estrema sinistra nei tribunali, il partito delle toghe rosse minaccia la democrazia
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Il magistrato che ha imposto il ritorno in Italia dei clandestini spediti in Albania è il presidente del partito di estrema sinistra delle toghe: Magistratura Democratica. Già questo sarebbe sufficiente a rovesciare tutto.
**La Sovranità Popolare sotto Assedio: Il Ruolo di Magistratura Democratica**
Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a un fenomeno che minaccia di alterare l’equilibrio dei poteri dello Stato: l’emergere sempre più arrogante di una corrente giudiziaria, Magistratura Democratica (MD), che non si limita a interpretare la legge, ma sembra volerla riscrivere secondo un’agenda politica. Questa corrente, identificata con l’estrema sinistra, sta trasformando il ruolo del giudice da arbitro imparziale a giocatore attivo nel campo politico, mettendo in discussione il principio cardine della democrazia: la sovranità popolare.
La sovranità popolare è il fondamento su cui si basa la nostra Costituzione, che assegna al popolo il potere di decidere, attraverso il voto, le direttrici politiche del paese. Tuttavia, quando i giudici di MD emettono sentenze che sembrano più ispirate da ideologie politiche che dal diritto, si profila un pericoloso slittamento verso una forma di “oligarchia giudiziaria”. Questo termine, ancora estraneo ai dizionari comuni ma sempre più presente nei dibattiti, descrive un sistema dove il potere giudiziario non solo applica la legge, ma la piega ai propri orientamenti politici.
**Un Partito tra le Toghe**
Il problema si acuisce quando le sentenze di MD non solo contrastano con le decisioni governative legittimamente elette ma sembrano mirate a smantellare politiche che hanno ricevuto un chiaro mandato popolare. Esempi recenti mostrano una tendenza preoccupante: sentenze che, con la scusa della legalità, annullano o stravolgono leggi e decreti varati dal Parlamento, trasformando così la magistratura in un contro-potere politico.
MD, con la sua connotazione ideologica di estrema sinistra, rischia di diventare, o forse lo è già, un “partito dei giudici”. Questo gruppo organizzato all’interno della magistratura italiana non si limita a influenzare il dibattito giuridico ma agisce come una forza politica, utilizzando il potere giudiziario per imporre una visione del mondo che non è stata scelta dagli elettori.
**La Democrazia in Pericolo**
Il pericolo non è solo teorico. Quando un gruppo di giudici, per quanto organizzato e rispettato, inizia a operare come una fazione politica, la separazione dei poteri, principio basilare di ogni democrazia, viene meno. Questo fenomeno può portare a una crisi di legittimità delle istituzioni, dove le decisioni politiche vengono prese non in Parlamento, ma nelle aule di tribunale, secondo linee guida dettate più da un’ideologia che dalla lettera della legge o dalla volontà popolare.
In conclusione, il ruolo del magistrato dovrebbe essere ricondotto al suo alveo naturale: applicare e interpretare la legge con imparzialità. Quando questo non avviene, e quando sentenze diventano strumenti di lotta politica, è la democrazia stessa a essere messa in discussione. La società italiana deve interrogarsi su come impedire che l’indipendenza della magistratura sia utilizzata da estremisti di sinistra come un veicolo di eversione della sovranità popolare.
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